Una piazza ostinatamente di sinistra

Di Emanuele Boffi
16 Ottobre 2021
Come si fa a chiedere solidarietà e poi organizzare un raduno nel giorno di silenzio elettorale e in cui si parla persino di pensioni, diseguaglianza e ammortizzatori sociali?
La sede della CGIL danneggiata durante le violenze che hanno accompagnato la manifestazione contro il green pass a Roma
La sede della CGIL danneggiata durante le violenze che hanno accompagnato la manifestazione contro il green pass a Roma

Una volta tanto che si poteva scendere in piazza per solidarizzare con la Cgil, la Cgil ha fatto di tutto per evitare che quella piazza fosse riempita anche da chi è solitamente molto contrario alle posizioni del sindacato di sinistra.

Oggi si svolgerà a Roma la manifestazione “Mai più fascismi”, per dare una risposta visiva, concreta e di popolo all’assalto alla sede di Corso Italia per mano di un gruppo di facinorosi di estrema destra. Si può non solidarizzare con i colpiti e condannare i violenti? No, non si può. Si tratta di un fatto grave e va registrato come, da Draghi in giù, le parole di condanna siano state unanimi.

Risulta perciò incomprensibile la decisione della Cgil di indire una manifestazione il sabato prima del voto per il ballottaggio romano, giorno di silenzio elettorale. Non si poteva aspettare qualche giorno? È una domanda che si è posto sul Fatto anche Antonio Padellaro (ex direttore dell’Unità) non riuscendo a nascondere le proprie «perplessità».

Di che si parla?

Dal palco parleranno una pensionata della Uil, il segretario della Cisl Luigi Sbarra, una lavoratrice della sanità delegata Cgil, il segretario Uil Pierpaolo Bombardieri, una lavoratrice del commercio delegata Cisl, il segretario della Cgil Maurizio Landini. I politici no, non prenderanno in mano il microfono e dunque la forma è salva, ma non la sostanza.

Sotto il palco, infatti, a favor di telecamera, ci saranno tutti (o quasi) i leader di centrosinistra e il candidato sindaco dem: Giuseppe Conte, Enrico Letta, Roberto Speranza, Nicola Fratoianni, Roberto Gualtieri.

Non solo: se questa voleva essere una manifestazione inclusiva, doveva almeno avere un’altra scaletta. Invece, come spiegato ad esempio ieri sul Manifesto da Gianna Fracassi, vicesegretario della Cgil, si parlerà di «ammortizzatori, fisco, pensioni, rafforzamento di sanità pubblica e scuola, interlocuzione sul Pnrr».

Manca la fame nel mondo

La Fiom-Cgil ha invitato i suoi iscritti a recarsi a Roma per «dare risposte al disagio sociale e alle disuguaglianze», «affermare il diritto di lavorare in sicurezza», «estendere i diritti e superare la precarietà stabilizzando i rapporti di lavoro», «risolvere le numerose crisi industriali e occupazionali, rilanciare gli investimenti pubblici e privati, definire una politica industriale sostenibile sul piano sociale e ambientale».

Non solo, ma anche per «estendere e migliorare il welfare, investire nella sanità pubblica», «riformare in senso universalistico gli ammortizzatori sociali», «contrastare evasione ed elusione fiscale e contributiva, abbassare la tassazione sul lavoro dipendente, ricostruire una progressività del prelievo fiscale per ridurre le disuguaglianze di reddito e finanziare la spesa sociale».

Persino «ridurre l’età pensionabile introducendo elementi di flessibilità in uscita (41 anni di contribuzione o 62 anni di età anagrafica), con particolare attenzione ai lavori gravosi e usuranti, introdurre una pensione di garanzia per le giovani generazioni».

Un elenco così lungo e dettagliato che stupisce la mancanza di un cenno sulla fame nel mondo e alla lotta al caldo.

Il solito pericolo fascista

A parte le battute, resta il fatto che – fatto salvo il diritto della Cgil di fare quel che vuole – è un po’ strano chiedere solidarietà a tutti e poi proporre un programma così fortemente connotato politicamente.

Il sospetto evidente è che lo stesso sindacato e la sinistra vogliano, ancora una volta, riproporre la solita litania sul pericolo nero e fascista. Ma come ha spiegato ieri il politologo Giovanni Orsina a Italia Oggi «enfatizzare il pericolo fascista è una strategia storica della sinistra italiana, utilizzata dal Partito comunista per rilegittimarsi ed egemonizzare lo schieramento progressista e poi, dopo il 1989, necessaria a ricompattare un centro sinistra diviso e rissoso».

A questo punto, meglio starsene a casa. Peccato.

Foto Ansa

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