Cerchi magici e anellini del potere: chi sussurra ai capipopolo

Di Giuseppe Alberto Falci
06 Marzo 2017
Chi sono i collaboratori che sussurrano alle orecchie di Beppe Grillo, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi. Il sottile confine tra staff e "cricche"

m5s

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Quando i riflettori si abbassano e i taccuini si chiudono è il turno del “cerchio magico”. Le porte sono girevoli, ma le stanze sono segrete. Nelle varie declinazioni dell’arco costituzionale non c’è leader che si rispetti – da Silvio Berlusconi a Matteo Renzi, passando per Matteo Salvini – che non abbia una sua corte. “Dei miracoli”, dipende. Persino Beppe Grillo, quello dell’uno vale uno e del palazzo di vetro, si è fatto una sua cerchia di collaboratori. Dai quali non prescinde. Al suo fianco ci sono sempre Rocco Casalino e Ilaria Loquenzi. Pietro Dettori, invece, è l’uomo della Casaleggio associati, responsabile della piattaforma Rousseau. Beppe li ascolta, poi tira le somme. I telefoni sono sempre in contatto, via whatsapp o via imessage poco importa. Di certo c’è che quando la situazione precipita la corte si riunisce in un noto albergo della Capitale, a pochi passi dal Colosseo. All’Hotel Forum, in una suite super blindata, Beppe ascolta i loro consigli, li rimbrotta e poi alla fine tira le somme. O, se si preferisce, detta la linea. Come un capocorrente di rito Dc, il leader a cinquestelle estende la partecipazione ad Alessandro Di Battista, Roberto Fico e Luigi Di Maio.

 A sua volta, il vicepresidente della Camera – designato candidato premier da più di un anno – ha un suo “staff”, che riunisce a ritmo costante nell’abitazione della Capitale. Lì attorno a un tavolo si ritrovano i cosiddetti “Luigini”, ovvero Riccardo Fraccaro, Danilo Toninelli e Vincenzo Spatafora, ex responsabile infanzia, oggi ombra di Di Maio. Un cerchio magico dentro un altro ancora che rende il movimento simile assai ai gironi democristiani. E qualche giorno fa proprio al Forum è stata la volta dell’ultima reunion magica. Nel pieno del caos sullo stadio a Tor di Valle, che ha segnato il passo della giunta Raggi, l’ex comico ha guardato negli occhi gli astanti e si è lasciato andare in questi termini: «Basta con le cazzate, facciamo lo stadio, ma non a Tor di Valle».
Da populista a populista il risultato non cambia. Sempre di cerchio magico si tratta quando il leader in rassegna è Matteo Salvini. A via Bellerio, quartier generale del Carroccio, lo “stratega” si chiama Luca Morisi. È lui che monitora il flusso internettiano e indottrina il segretario leghista sulla polemica da cavalcare. Raccontano che Morisi stia chiuso in una stanza e bombardi di sms Salvini: «Tutte le uscite di Matteo – assicurano a Tempi – nascono da una imbeccata di Morisi. È più che uno spin doctor, è il motore di Matteo». Con un tratto di penna Salvini ha spazzato via “la notte delle scope” e si è costruito un entourage nuovo di zecca, che è stato ribattezzato quello dei “giovanotti”.

«Io e Luca siamo la stessa cosa»
Si annovera nel suo innercircle Alessandro Morelli, consigliere comunale di Milano e direttore di Radio Padania, e il capo segreteria Eugenio Zoffili. Si incontrano spesso in un ristorante del capoluogo lombardo, il Brando. Ed è lì che Matteo apre le orecchie, presta attenzione ai consigli e poi affina la strategia più consona a un partito che non ha più come obiettivo lo slogan “Roma Ladrona”, ma l’euro e gli sceriffi di Bruxelles. Quando però vogliono stare lontani dagli “spioni” i “giovanotti” si rifugiano nella casa di Matteo in zona Fiera. Confidano i bene informati che Salvini non sia avvezzo alle ritualità della Lega di Bossi. «Io sono diverso, non ho nulla da nascondere», confessa ai suoi. Non a caso ha completamente modificato strategia.

Il cerchio magico muta a seconda delle circostanze e dei dossier da esaminare. Ne sa qualcosa l’ex premier Matteo Renzi da Rignano sull’Arno. Luca Lotti era l’ombra di Renzi a Palazzo Vecchio eppoi a Palazzo Chigi, ma è stato ed è l’uomo dei dossier più spinosi. Si deve provare a trattare con Denis Verdini che minaccia di abbandonare la maggioranza, Renzi chiama il “Lotti” o lo incontra riservatamente: «Luca, vai da Denis e convincilo a restare in maggioranza». Il “Lotti” – ribattezzato “Lampadina” per la sua acconciatura – viene considerato il proseguimento di Renzi. I due si comprendono con uno scambio di sguardi. «Li dovreste vedere in una riunione, si inviano occhiate che testimoniano il fatto che viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda».
Dall’indomani della débâcle referendaria il “Giglio magico” si è ridotto a Lotti e Marco Carrai, di entrambi l’ex sindaco di Firenze si continua a fidare ciecamente. «Io e Luca siamo la stessa cosa», osa ripetere quando gli domandano di “Lampadina”. Spesso capita che il trio si rilassi, si confidi e si lasci andare quando si ritrova al Cibreo, noto ristorante di Firenze, il cui proprietario è lo chef Fabio Picchi. «Viene qui per trovare la privacy che non trova nemmeno a casa», rivela Picchi.

Eppoi c’è Silvio Berlusconi, l’uomo che nel ’94 ha stravolto la politica italiana. Il suo innercircle ha due certezze: Gianni Letta e Fedele Confalonieri. Affiancati oggi dal super avvocato Niccolò Ghedini. Da dicembre, invece, ha ripreso a frequentare il salotto di villa San Martino la “badante” Maria Rosaria Rossi, che ha guidato il cerchio fino a pochi giorni dal ricovero al San Raffaele. Il Cavaliere, come conviene alla tradizione dell’uomo, l’ha accolta ma non intende cedere: «Qui, sono rimasti soltanto posti in piedi».

@GiuseppeFalci

Foto Ansa

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