
Celtic – Rangers: una sfida religiosa, politica e sportiva
Domenica sarà il giorno di Pasqua. In Italia il campionato di Serie A è fermo, tutte le partite sono anticipate al giorno della vigilia. Ma per gli appassionati di calcio, quelli che proprio non riescono a stare lontani dalla tv, c’è un appuntamento da non perdere. Domenica si gioca il derby di Glasgow tra Celtic e Rangers, il quarto della stagione.
Una premessa va fatta, perché il campionato scozzese è un po’ diverso: dodici squadre in un girone unico (come in Italia) che si affrontano tre volte nel corso del campionato. Al termine delle 33 giornate si verifica il cosiddetto split, ovvero la divisione in due del campionato. Le prime sei si affronteranno tra di loro per una volta, lo stesso avverrà per le ultime sei. La prima in classifica si aggiudicherà il torneo, l’ultima retrocederà in seconda divisione.
I Rangers sono attualmente in vantaggio di un punto sui rivali storici, ecco perché il derby di dopodomani risulta essere – ancora una volta – decisivo ai fini della classifica finale. C’è da augurarsi allora che non sia una bloody sunday, un’altra “domenica di sangue” anche se la vigilia si apre ancora sotto sinistri auspici, tra pacchi bomba sventati e minacce inquietanti. Ma non è certo una novità: dietro questa sfida sportiva, nota come Old Firm, ci sono anni di scontri che esulano dal calcio e invadono i campi della politica e soprattutto della religione.
Tifare per il Celtic è davvero una fede. Fu un frate mariano di origini irlandesi, Brother Walfrid, a fondare il club nel 1887. Voleva in questo modo raccogliere soldi per i poveri della città (in larga parte irlandesi e cattolici). Il club fu chiamato Celtic, per richiamare le radici celtiche delle popolazioni scozzesi e irlandesi, anche se da subito i giocatori furono definiti Bold Boys (ragazzi audaci). Anche i colori della maglietta, con le caratteristiche strisce orizzontali bianche e verdi sono un chiaro omaggio all’amata patria del suo fondatore e lo stemma, un quadrifoglio, vuole essere un simbolo ancor più forte del trifoglio con il quale san Patrizio, patrono di Irlanda, aiutava i fedeli a cogliere l’essenza della Divina Trinità.
I Rangers vennero fondati nel 1872 dai fratelli Peter e Moses McNeil, da William McBeath e da Peter Campbell. I fondatori decisero di chiamarlo Rangers dal nome di una squadra inglese di rugby. La prima tenuta da gara dei Rangers è sempre stata storicamente blu (che richiama la tonalità della bandiera scozzese) con inserti bianchi. L’animale mitologico rappresentato nel simbolo dei Rangers è un leone che emette una lingua di fuoco, che richiama l’analogo animale raffigurato sul logo della Scottish FA. L’animale è di colore rosso e campeggia su uno sfondo circolare pieno, che rappresenta un pallone da calcio. Due cerchi concentrici circondano il pallone e tra di essi campeggia la scritta “Rangers football club” e in basso, sotto il pallone, il motto Ready (“Pronti”). I giocatori dei Rangers vengono soprannominati Teddy Bears (orsacchiotti) per assonanza con Gers (diminutivo di Rangers).
Almeno fino a qualche anno fa la formazione del Celtic era formata esclusivamente da giocatori cattolici. I biancoverdi erano la squadra della minoranza cattolica di Glasgow, formata per lo più da irlandesi emigrati in Scozia sul finire dell’800. Di contro ci sono i Rangers, squadra della maggioranza protestante e unionista, fedeli alla Regina d’Inghilterra. Diciamo fino a qualche anno fa, perché a partire dalla fine degli anni Novanta nelle due squadra hanno militato giocatori non sempre con le caratteristiche religiose adatte.
Ci sbilanciamo: Gennaro Gattuso, italiano, lo crediamo cattolico, magari non praticante ma con una certa tradizione nel sangue, eppure ha militato nei Rangers nella stagione 1997/1998 (34 partite, 3 gol), diventando presto uno degli idoli dei tifosi scozzesi, che lo ribattezzarono Braveheart. Altro esempio, Paolo Di Canio, lo immaginiamo cattolico magari non proprio praticante, eppure ha militato nei Celtic (1996/1997, 26 parite e 12 gol) dove viene votato come miglior giocatore dell’anno. Il venir meno da parte della regola non scritta di ingaggiare cattolici nei Rangers provocò critiche e tensioni in entrambe le tifoserie cittadine. Con il tempo, e grazie al successivo arrivo di calciatori provenienti da nazioni di tradizione cattolica molte delle proteste persero peso e significato. Nel 2006 un comunicato ufficiale del club, ha annunciato il suo impegno di uniformarsi alle tre direttive Uefa contro il razzismo e ogni forma di discriminazione, sia nei confronti dei giocatori che nei confronti dei tifosi.
Detto questo, la sfida ha ancora un sapore extra calcistico, clima dettato soprattutto dai tifosi di entrambe le squadre. L’ultimo allarmante episodio in vista della partita di Pasqua è il pacco bomba contro l’allenatore del Celtic Neil Lennon (cattolico, nativo di Lurgan, in Irlanda del Nord). La polizia scozzese che ha intercettato l’ordigno ha assicurato sulla reale intenzione di colpire per «uccidere o mutilare».
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