C’è un tipo di lavoro che nessun robot potrà sostituire: il mestiere della moglie

Di Marcella Manghi
20 Marzo 2015
Macchine per gestire clienti, per servire caffè, per spostarsi. Addirittura per rimpiazzare il coniuge defunto

robot-shutterstock_176194913Nelle ultime settimane c’è una cosa che mi inquieta più della diffusione dello chignòn da uomo o del capello rasato da donna; ed è quell’essere, né uomo, né donna, ma semplicemente robot. Sì, perché se c’è una cosa che una casalinga tiene stretta più dei cordoni della borsa, sono quei pochi rapporti che allietano solitarie mattine fatte di: tanti messaggi virtuali, poche amiche (lavorano!) e nessun collega. La brutta notizia è che presto ci priveranno anche di quelle poche persone che siamo abituate a salutare, che stiano davanti una strada o dietro un bancone. Ogni giorno pare infatti ci siano mestieri che vanno in via d’estinzione, più veloci dell’opossum pigmeo. E non parlo dell’arrotino, figura mitologica che nessuno ha visto mai, ma di lavori “normali”, svolti da quei comuni mortali che potrebbero abitare al piano di sotto.

In Giappone, il più grande istituto di credito sta per introdurre agli sportelli della propria banca dei robot per gestire i clienti. Tentare di commuoverlo per convincerlo a estendere il fido di altri mille euro, d’ora in avanti sarà un’impresa kamikaze. Passiamo dal bar: la Nestlé sta progettando di impiegare una macchina umanoide per servire il caffè in un migliaio dei suoi corner entro la fine dell’anno. Diamo addio anche all’ultime fantasia di trovarci George Clooney che ci dispensa espressi e sorrisi mentre torniamo verso casa arrancando dall’accompagnamento delle otto. Usciti in strada, Google, con le macchine con pilota automatico pronte a comando, farà mangiar la polvere a un nugolo di tassisti: se voglio almeno una volta nella vita provare l’ebbrezza di fermare un autista con un fischio alla Audrey Hepburn, devo darmi da fare prima che sia troppo tardi. Nemmeno le vacanze saranno risparmiate: in Versilia, è pronto a decollare il primo guardaspiaggia hi-tech predisposto a salvare i bagnanti. Un drone ci salverà: anneghiamo ogni immaginazione sull’aitante bagnino baywatch che ci piglia per il bikini e ci avviluppa con bicipiti da superman.

Ma c’è un genere di lavoro che non ne vuole sapere di scomparire: il mestiere della moglie. Il bio-ingegnere Martine Rothblatt ha infatti realizzato una testa robotica capace di immagazzinare ricordi, pensieri, opinioni e sentimenti degli individui. E la persona di cui ha realizzato il primo prototipo è stata appunto la moglie defunta. Per farlo, ha ricreato un suo “mindlife”, un archivio digitale della sua personalità, e lo ha installato in un androide avente i connotati fisici della sposa; impiantato come si fa per i semi delle primule. Stavo per condividere l’idea con mio marito, quando d’improvviso mi è apparso davanti lo scenario inquietante di un clone di mia suocera – che ora vive a duecento chilometri -, fisso qui nella camera degli ospiti. Se proprio vogliamo circondarci di robot, per poi dar loro una personalità intelligente, allora che lo si faccia per una buona causa: dotatemi di un master-chef che mi dia due dritte in cucina, o di un insegnante che mi salvi dallo spaccarmi la testa su derivate sottopostemi da figli liceali…
Ma lasciatemi morire con l’illusione di essere stata unica, eccezionale, irripetibile. E soprattutto con l’umanissima idea di essere ricordata come sono.

@marcellamanghi

Foto robot da Shutterstock

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