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Il “cristiano di mezzo” non manca mai. Non è una etichetta da attaccare al fratello nella fede, sul quale – come su chiunque – il giudizio compete soltanto a Dio. È un profilo di comportamento, esito di un atteggiamento mentale, che induce non già a perseguire quel realistico punto di equilibrio consistente per i cristiani nel «cooperare con gli altri cittadini secondo la specifica competenza e sotto la propria responsabilità», e nel cercare «dappertutto e in ogni cosa (…) la giustizia del regno di Dio», come ricorda Apostolicam actuositatem, il decreto sull’apostolato dei laici del Concilio Vaticano II. Induce piuttosto a ritenere che ci sia sempre una via intermedia, e che anzi la ricerca del “mezzo” diventa essa stessa un principio operativo, sovraordinato a ogni altro, soprattutto a quelli in passato definiti «non negoziabili».
Parliamo in particolare del mondo cattolico italiano. Parliamo ovviamente dei suoi orientamenti egemoni, poiché le differenze al suo interno sono ...
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