Cattivi maestri

Di Rodolfo Casadei
12 Settembre 2002
Chiedono alle vittime del terrorismo di battersi il petto, proclamano che i poveri non devono aspirare allo sviluppo, elogiano il paganesimo africano. Sono i nuovi “disintellettuali” cattolici

Nei suoi Scritti corsari (1975) Pier Paolo Pasolini si compiaceva del fatto che i preti italiani, ormai sciolti dall’alleanza stretta con la borghesia e mediata dalla Dc, si stavano finalmente trasformando in intellettuali, cioè in coscienza critica della società. Previsione sbagliata. Un quarto di secolo dopo, si osserva che alcuni di loro si sono trasformati piuttosto in quelli che, traducendo dal francese un’espressione di Regis Debray, potremmo definire dei “disintellettuali”, cioè «irresponsabili che impartiscono lezioni, avendo come metodo di svuotare il mondo della sua complessità per non vederci altro che materia per l’indignazione, lo scandalo e pose vantaggiose». Vi sembra un giudizio troppo severo? Non lo è. Prendiamo due avvenimenti d’attualità recenti: il summit per lo sviluppo sostenibile e l’anniversario dell’11 settembre. Vediamo come li hanno pensati due figure ecclesiali di primo piano: il “profetico” Alex Zanotelli, missionario comboniano e commentatore del mensile Nigrizia e l’”istituzionale” Pasquale Borgomeo, gesuita direttore di Radio Vaticana.

Quella bella cultura africana
Ha scritto Zanotelli: «Una delle cose che mi fa più male è vedere come in Africa, la culla dell’umanità, venga fatto un massacro di culture, di esperienze religiose. Lì tocchi con mano a che cosa porta lo sviluppo… Non c’è nessuno sviluppo oggi che sia sostenibile. La torta economica del mondo non si può più aumentare. Possiamo solo cominciare ad imparare a dividercela un po’ più equamente. Ne va dell’ecosistema». Eh, sì, è davvero una tragedia vedere lo sviluppo, magari favorito dall’annuncio cristiano, che comincia a guadagnare terreno sulla visione superstiziosa del mondo tipica dell’animismo africano. Quella visione che attribuisce malattie e morte alla stregoneria e agli spiriti malvagi, che vanno combattuti non con le medicine ma coi riti e la punizione di streghe e stregoni che hanno scatenato le forze del male; quella bella cultura africana che alle donne riserva le mutilazioni sessuali, la poligamia, il ripudio in caso di sterilità, perché il loro unico valore consiste nel mettere al mondo tanti figli; e se restano vedove le costringe a sposare il fratello del marito defunto, o le sottopone a umilianti riti di purificazione (sedersi nella polvere o nel fango, non lavarsi per settimane, subire rapporti sessuali non desiderati). E quella meravigliosa religione vudù che fa di migliaia di ragazzine le schiave dei sacerdoti, che ammette i sacrifici umani, il culto del diavolo, ecc.? Che peccato che lo sviluppo, complici certi missionari diversi da Zanotelli, stia contrastando tutto questo. E poi sì, facciamola finita con questo sviluppo che nel Terzo mondo in un secolo ha aumentato la speranza di vita alla nascita da 26 a 64 anni, che in 50 anni ha ridotto la percentuale degli affamati cronici dal 50 al 27%, che in quarant’anni ha ridotto la mortalità infantile dal 222 al 90 per mille, che in venticinque anni ha raddoppiato i redditi medi da 1.300 a 2.500 dollari. Distribuiamo per l’ultima volta i beni prodotti dalla tecnologia e dall’economia moderne, consumiamoli, e poi, per il bene dell’ecosistema, torniamo ai bei tempi in cui gli alti tassi di mortalità regolavano il rapporto fra l’uomo e la natura. Quindi qualcuno vada a dire ai 2 milioni e mezzo di esseri umani che ogni anno muoiono nel Terzo mondo perché respirano i fumi della legna, della carbonella e dello sterco di bestia che, per il bene dell’ecosistema, non possono passare al kerosene e al gasolio, ma devono continuare a morire. Qualcuno vada a dire a cinesi e indiani che è ora di finirla con la loro insostenibile agricoltura a base di pesticidi, fertilizzanti e irrigazione che li ha portati ad essere più di 2 miliardi: che si diano una regolata e crepino di fame. Qualcuno vada a dire a quel 45% di africani che hanno meno di 14 anni (300 milioni di persone) e fra qualche anno cercheranno un posto di lavoro, che i tempi della crescita economica sono finiti e perciò devono arrangiarsi: vadano a morire in qualche guerra africana o si lascino falciare dall’Aids, che ce n’è tanto. E che diamine, vogliamo mettere in pericolo l’ecosistema?

Le vittime trasformate in colpevoli
Ha dichiarato Borgomeo al canale in Fm “One-O-Five” dell’emittente pontificia sul dopo 11 settembre: «è mancata purtroppo una riflessione adeguata e a tutto campo sulla recente politica internazionale degli Stati Uniti. Alla domanda istintiva che molti a New York si ponevano l’11 settembre, “ma perché ci odiano tanto?”, non credo che il cittadino medio statunitense abbia trovato una risposta soddisfacente». La domanda sarà istintiva, ma la risposta che il direttore di Radio Vaticana suggerisce lo è molto meno: la causa di tanto orrore non sarebbe il fanatismo religioso e la volontà di dominio di Al Qaeda, cioè di chi ha commesso il crimine, ma la politica internazionale degli Stati Uniti, cioè di coloro che hanno patito la violenza dell’11 settembre. Geniale, questo ribaltamento delle parti fra vittime e carnefici, dove sono i primi a dover giustificare l’accaduto, e non gli autori. Fosse vissuto al tempo dell’Olocausto, Borgomeo avrebbe invitato gli ebrei a riflettere su quali loro comportamenti potevano aver suscitato tanto odio; fosse vissuto ai tempi delle persecuzioni di Nerone, avrebbe invitato i cristiani a farsi l’esame di coscienza. E oggi, per essere coerente, dovrebbe invitare gli immigrati extracomunitari che si sentono discriminati a chiedersi se magari la colpa del malanimo degli italiani non sia loro. Però la soluzione del problema terrorismo è a portata di mano: basta che gli Usa modifichino la loro politica estera. Anziché appoggiare Israele dovrebbero aiutare Al Qaeda e gli altri radicali a gettare in mare i 5 milioni di israeliani ebrei; quindi dovrebbero ritirare dal Golfo le loro truppe perché il regime oscurantista dei sauditi sia sostituito da quello progressista di Bin Laden: le donne continueranno a non poter guidare le automobili, ma tanti bravi giovani sauditi potranno partire volontari ad aiutare gli integralisti algerini a sgozzare donne e bambini e il regime sudanese a farla finita coi cristiani del sud. E infine pagare il barile di petrolio 230 anziché 23 dollari, come ha chiesto Osama un anno fa. Allora il terrorismo finirebbe, non c’è dubbio.

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