Economia
La Germania ha abbracciato l’idea di trasformare il fondo salva Stati in qualcosa di simile alla società americana che garantiva i famigerati subprime. Legando l’Efsf ai voti delle agenzie di rating. Pubblichiamo l'editoriale finanziario del numero 44/2011 di Tempi in edicola a firma di Alessandro Frigerio

Ecco cosa cambia per famiglie e imprese. Fortis: «Ma i Paesi in difficoltà finanziaria, tra cui l'Italia, devono darsi maggiormente da fare per risolvere i loro problemi». Bechis: «L'aiuto non può andare avanti all'infinito». Ecco perché non siamo la Grecia e non rischiamo il default. Leggi gli articoli

«La critica principale da fare alle tre maggiori agenzie di rating è che denunciano una situazione quando ormai il guaio è già accaduto». Carlo Stagnaro dell'Istituto Bruno Leoni spiega perché se vogliamo ricominciare a crescere dobbiamo «liberalizzare. Da Draghi a Tricher, dal Fmi all’Ocse, tutti ci ricordano che noi cresciamo perché zavorrati dalle rendite»

Sarà davvero Bini Smaghi il nuovo direttore della Banca d'Italia? Il suo nome è quello più quotato ma c'è chi, come Angelo De Mattia, stretto collaboratore di Antonio Fazio e con un'esperienza di quarant'anni nella banca centrale italiana, ha più di qualche dubbio e ha spiegato il perché a Radio Tempi

Nei primi sette mesi 2011 l’export italiano è aumentato del 14,6 per cento, e quello tedesco del 12,4. Grazie alla proprietà immobiliare, che è all'80%, il reddito pro capite italiano è di 211 mila dollari, contro i 163 mila dollari di Germania, i 197 mila del Regno Unito e i 104 mila della Spagna. Per l'economia aumenti del 4 per cento su luglio e del 12 su base annua

Luigino Bruni, docente di Economia Politica alla Bicocca di Milano, spiega a Tempi.it perché all'Italia un condono farebbe più male che bene: «Quando il rapporto diventa merce, lo rimane per sempre. E infatti, dopo ogni condono, aumenta la fetta di quelle persone che non ragionano più in termini di virtù civili. Per fare cassa, meglio patrimoniale e pensioni»

Il pesante allungamento dell'età minima per lasciare il lavoro farà sì che l'importo della pensione non sarà così basso come si è stimato finora: potrà essere pari al 70% dell'ultimo stipendio per un lavoratore dipendente e del 57% per un parasubordinato. È l'effetto del metodo di calcolo contributivo che si applica, integralmente, a chiunque abbia cominciato a lavorare dopo il 1995
