
Castellammare ostaggio della camorra, persino il santo patrono si ferma sotto casa del boss
Per la seconda volta il boss mafioso Renato Raffone ha puntato il dito dal suo balcone, fermando la processione di San Catello, patrono di Castellammare di Stabia. Raffone, soprannominato “battifreddo”, è un affiliato al clan D’Alessandro che sta scontando una pesante pena detentiva (ai domiciliari, a causa delle precarie condizioni di salute). Si è sporto dal balcone, ha fatto un cenno con la mano e il corteo a rallentato fino a fermarsi. Poi ha lanciato un bacio verso la statua del santo, e la processione è proseguita. Un episodio che lo scorso anno aveva spinto il sindaco Luigi Bobbio (ex pm della Dda) ad abbandonare il corteo religioso e, quest’anno, a ricorrere alla polizia per concordare con l’Arcivescovo un percorso che impedisse “l’inchino “dei portatori della statua di San Catello al boss.
«La cosa era preordinata» ha spiegato il primo cittadino pidiellino, che sconcertato si è sfilato il tricolore e ritirato il gonfalone, seguito dagli assessori. Il protocollo prevede una sola sosta, davanti alla Cappella di Santa Fara. Per evitare che la cerimonia si trasformasse in un gesto di asservimento alla camorra, Bobbio aveva persino ordinato controlli antimafia sui portatori della statua del santo patrono. È stato tutto inutile e c’è chi persino chi gli ha urlato “vergogna”. Nel link a lato riproponiamo un articolo di Peppe Rinaldi (pubblicato sul n.47 di Tempi) sulla tesissima situazione di Castellammare, che contiene un’intervista all’inflessibile sindaco convinto che la camorra non si combatta «con le marce per la legalità, i convegni, i cortei» ma con i fatti.
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