
Caso Cosentino, i processi sommari negano la giustizia. Capito Maroni? Chiaro Pd?
Ieri la Camera, con voto a scrutinio segreto, ha respinto la richiesta di carcerazione preventiva avanzata dal Gip Raffaele Piccirillo nei confronti di Nicola Cosentino, deputato e coordinatore dimissionario del Pdl in Campania, indagato per presunti rapporti con la camorra. 309 deputati si sono espressi contro l’ arresto, 298 a favore.
“Non fa scandalo il voto libero di una maggioranza di deputati contro una richiesta di arresto priva di riscontri oggettivi e motivazioni accettabili. Fa scandalo la pervicacia militante della sinistra che si vuole democratica, che incensa la Costituzione, che dovrebbe essere legata al dogma dell’autonomia di giudizio della politica come contrappeso necessario alla funzione requirente e giudicante della magistratura, alla sua indipendenza da non scambiarsi mai per onnipotenza. Anzi, è quasi incredibile che i radicali debbano giustificarsi per aver dato un voto motivato e di coscienza sul caso Cosentino, in base alla lettura delle carte e della concreta situazione politica e giudiziaria nella quale quel caso è maturato” (Foglio, p. 3).
“Si trattava di decidere se fosse autorevole e indispensabile la pretesa di incarcerare [Nicola Cosentino] senza addebitargli con la minima parvenza di verisimiglianza uno specifico reato penale, al di là del generico e manipolabile concerto associativo con la camorra, più la volontà di fuggire, reiterare il reato o inquinare le prove, le condizioni tassative per un’ordinanza di custodia cautelare. L’ex ministro dell’Interno, Roberto Maroni, è stato molto deludente; e peggio che deludente, demagogia pura, è la motivazione tutta politica del raccordo con gli umori dell’elettorato leghista del nord. L’onorevole Maroni dovrebbe sapere che i processi sommari, l’ordalia politica, sono la negazione della giustizia” (Foglio, p. 3).
“Ma la compattezza caporalesca della sinistra è ancora più immorale, perché la vera immoralità sta negli errori politici, e quello di prolungare indefinitamente la stagione della caccia giudiziaria ai presunti livelli istituzionali di riferimento della criminalità organizzata, condotta con i metodi forcaioli e le forzature del diritto penale che sappiamo, è un sistematico e madornale errore di condotta, tanto più in quanto commesso nell’illusione che una cultura progressista ed equilibrata dello stato di diritto possa compromettersi con certe follie giustizialiste” (Foglio, p. 3).
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