
Case popolari Lombardia: «Basta graduatorie, assegnazione in 60 giorni a chi ha bisogno»

«Quando abbiamo scritto questa riforma avevamo in mente il piano Fanfani per la casa, che nel Dopoguerra fu una vera rivoluzione». A parlare è Luca Del Gobbo, capogruppo di Ncd nel Consiglio regionale della Lombardia e tra i promotori del progetto di legge per la riforma di Aler e delle politiche abitative regionali presentato nei giorni scorsi. «La situazione odierna è sotto gli occhi di tutti: graduatorie generiche troppo lunghe a cui si accede in funzione di un punteggio assegnato con criteri vetusti ed inefficienti. Domani, con la nostra riforma, intendiamo passare ad un modello basato sull’offerta: sarà l’Aler, a seconda degli alloggi disponibili a stilare dei bandi specifici a cui di volta in volta ci si potrà iscrivere e l’assegnazione dell’alloggio verrà effettuata al massimo entro 60 giorni».
MITI DA SFATARE. «I centri storici si svuotano e l’amministrazione locale può decidere, in accordo con Aler e in un’ottica non solo cittadina ma di “distretto”, di dare preferenza nell’assegnazione degli alloggi disponibili alle nuove famiglie come agli anziani che possono trovare più utile la vicinanza ai servizi del centro», continua Del Gobbo. «Il punto focale è creare un mix abitativo sia per chi nelle case andrà ad abitare, evitando quindi i quartieri ghetto, che attraverso un’offerta adeguata alle tipologie di domanda». Il mondo è cambiato, così le esigenze di chi si rivolge, o si potrebbe rivolgere, all’Aler e le risposte che l’ente deve dare. «Sfatiamo un mito: la casa popolare non è e non dovrà essere per sempre», chiarisce il capogruppo di Ncd in Lombardia. «Le case verranno assegnate con contratti di quattro anni rinnovabili per altri quattro. Abbiamo pensato a un sistema integrato che affianchi all’edilizia popolare un piano di social housing: immobili a canone moderato, magari di “quasi mercato” con possibilità di riscatto, rivolti a quel ceto medio che più di tutti si è impoverito con questa crisi. Il social housing potrebbe essere interessante anche nell’ottica di dare un utilizzo agli immobili sfitti e invenduti presenti nelle nostre città».
PIÙ CONTROLLI. «Tutto ciò sarà possibile solo attraverso una duplice sussidiarietà: da una parte quella verticale che punta al coinvolgimento di tutti coloro i quali, enti pubblici e non, possano essere interessati a seri progetti in materia; dall’altra quella orizzontale, che deve garantire un reddito al richiedente. In questi anni Aler ha fatto una forma di welfare disfunzionale, garantendo un tetto a chi magari aveva un reddito, magari in nero, ma non pagava il canone di locazione. Tutto ciò è destinato a cambiare perché con la riforma sarà necessario tessere una rete di salvaguardia che impegni più soggetti a garantire il richiedente, aumentando le garanzie e quindi i controlli».
BASTA ABUSIVI. «È fuori discussione che un sistema come questo, che si basa essenzialmente sulla fiducia reciproca e il rispetto delle regole, possa convivere con il disordine e l’anarchia», precisa il consigliere Carlo Malvezzi, primo firmatario del progetto di legge. «Non ci sarà più spazio per occupanti abusivi, graduatorie infinite e deroghe generalizzate. La deroga è di per se un’ingiustizia verso i bisognosi se non è adeguatamente motivata, e anche una semplice proroga dovrà essere condizionata al singolo caso e debitamente motivata. L’edilizia popolare deve essere la fine di un ciclo di difficoltà, ma l’inizio di un percorso di rilancio dell’individuo e del cittadino. Aler stessa non può essere relegata a scarico di tutte le disfunzionalità dell’amministrazione pubblica, ma deve stare in equilibrio e farsi promotrice, d’accordo con enti e amministrazioni, di convenzioni e progetti rivolti anche al privato che possano essere di comune interesse».
Foto Ansa
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1 commento
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Mmm se non mi sbaglio i modi di assegnazioni delle case popolari sono comunque stabiliti da una legge, non penso che una Regione possa fare così quello che vuole, addirittura facendo bandi palazzina per palazzina.