
Cartolina da Eze nel giorno di Marco d’Aviano
Il destino ha voluto che il 27 aprile scorso, giorno della beatificazione di Marco d’Aviano, il frate cappuccino “eroe” della battaglia della Montagna Calva che il 12 settembre 1683 liberò Vienna dall’assedio degli ottomani, mi trovassi con la famiglia in visita ad Eze, incantevole cittadina medievale incastonata fra le rocce della Grand Corniche che sormonta le famose spiagge della Costa Azzurra. Come centinaia di altre località europee, Eze è stata incastellata con grande perizia militare per resistere alle scorrerie dal mare. “Porta dei mori”, “Torre dei saraceni” e molti altri toponimi che si scoprono aggirandosi per le viuzze del borgo dicono chiaramente di quale provenienza fossero i pirati. Niente di speciale, direte voi, storia comune a migliaia di località europee, sia mediterranee che atlantiche. E invece no, Eze presenta una particolarità che l’apparenta in modo più stretto alle vicende di Marco d’Aviano: parte integrante prima della Provenza e poi della Savoia, nei secoli ha subìto assalti ed invasioni da parte sia di forze ottomane che di truppe francesi, in momenti storici in cui Francia e Impero turco erano alleati. Nel 1543 le truppe di Francesco I, alleate ai turchi, assediarono Nizza e assaltarono Eze dopo aver attraccato le loro navi ad Eze-sur-mer, il borgo marittimo gemello. Luigi XIV, il re Sole che al tempo della battaglia di Vienna anziché difendere l’Europa cristiana faceva lega con gli ottomani in funzione anti-Asburgo, nel 1691 fece terra bruciata intorno alla cittadina e nel 1706 fece radere al suolo il suo ardito castello, che aveva meritato al borgo l’appellativo di “nido d’aquila”. Marco d’Aviano, accolto come un santo e un taumaturgo in tutte le città d’Europa, non potè recarsi a Parigi nel 1681 perché Luigi XIV lo fermò a Lione e lo fece espellere e scortare fino alla frontiera. La morale della storia, quassù nella ridotta del castello sopravvissuta alla furia delle truppe del re Sole da cui si gode una vista mozzafiato su tutti i promontori della Costa Azzurra fino a quello di Antibes, è che il re di Francia, per una certa manìa di fare i dispetti all’Imperatore, si trova un po’ troppo spesso dalla parte sbagliata. Un difetto che, anche a distanza di secoli, fa davvero fatica a correggere.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!