Caro D’Avenia, anche lei non è diverso dai politici che critica

Di Luca Maggi
22 Settembre 2022
Lettera aperta all'insegnante scrittore dopo il suo articolo sul Corriere "La politica di Sancho Panza". «Anche a noi piace ammirarci un po' troppo allo specchio»
Scuole paritarie, ancora bloccati 60 milioni previsti dal Sostegni bis
Scuole paritarie, ancora bloccati 60 milioni previsti dal Sostegni bis (foto Ansa)

Scuole paritarie, ancora bloccati 60 milioni previsti dal Sostegni bis

Caro direttore, le chiedo ospitalità per questa lettera aperta ad Alessandro D’Avenia in merito al suo articolo “La politica di Sancho Panza” apparso all’interno della rubrica “Ultimo banco” sul Corriere della Sera di lunedì 19 settembre.

Gentile professore,

Leggo spesso i suoi articoli sia perché i miei genitori e mio fratello erano insegnanti (e molti miei amici lo sono tuttora), sia perché conservo un’immensa gratitudine verso i tanti maestri incontrati a scuola. Ho letto il suo articolo “La politica di Sancho Panza” (Corriere della Sera del 19 settembre 2022), che mi ha lasciato un po’ deluso.

A questo punto devo aggiungere una breve premessa: visto che lei si dichiara insegnante, mi pare corretto specificare la mia professione. Lavoro in politica da quasi due anni: non sono un candidato eletto, ma un membro dello staff di una componente parlamentare. Anche per questo l’oggetto dell’articolo mi ha subito incuriosito, al di là delle imminenti consultazioni.

I primi paragrafi del suo articolo contengono anch’essi una premessa: «Politici che non sono diversi da noi che ce ne lamentiamo sempre, ma rispecchiano, nel bene e nel male, chi e come siamo». Spiace però proseguire la lettura e notare che, descrivendo la sua attività professionale, lei la dipinga come se fosse immune dai malanni di cui è vittima la politica, quasi fosse senza macchia: «Il mio stipendio a scuola è giustificato dal fatto che i miei studenti crescono in cultura e libertà, altrimenti devo andare a fare altro». Inizia così una contraddizione logica con la sua premessa, arrivando a una conclusione che trovo molto grave: «È triste ma da noi finché non muore qualcuno la politica non si muove».

Ora mi sorge una domanda: serve alimentare ancora la divisione tra la classe politica e i cittadini? Se serve, a chi serve? Magari a quei “veri potenti” che lei cita, ai “duchi” che vogliono “farsi beffe” di Sancho Panza. Forse, seppure in modo inconscio, lei ha confermato la sua premessa: nel bene e nel male, noi cittadini non siamo diversi dai politici. Anche a noi piace ammirarci un po’ troppo allo specchio, applicando anche qualche filtro. La conseguenza è duplice: psicologicamente ci sentiamo a nostro agio, ma dentro sappiamo di vivere una finzione.

Concludo con un ricordo personale che mi aiuta quando a Roma mi trovo un po’ abbattuto dalla confusione e dal risentimento. Un assessore di una grande città italiana, commentando un intervento di riqualificazione oggi famoso nel mondo, anni fa mi disse: «Tu credi forse che i cittadini del quartiere volessero i cantieri? Abbiamo avuto per anni migliaia di lamentele e minacce per i rumori e i camion che trasportavano i detriti. La nostra responsabilità è stata di prestare fede alle ragioni per cui eravamo convinti di rendere più bello il quartiere, anche se in quel momento ci gridavano addosso». Ecco, in questo voglio sposare in pieno il suo augurio per una politica «che a differenza dell’isola che non c’è di Sancho governi sulla Penisola che c’è».

Rinnovo la mia stima, continuerò a leggerla con interesse. I migliori auguri per l’anno scolastico appena cominciato.

Un saluto cordiale,
Luca Maggi

Foto Ansa

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