
Caro Berlinguer
Carissimo signor ministro, sono un insegnante sempre più esterrefatto per come sta lacerando il tessuto della scuola italiana. Mi parlano così bene di lei, che stento a credere che questa operazione di bassa chirurgia sia opera sua, eppure ogni giorno entra nella scuola qualche bomba a frammentazione che distrugge ciò che era rimasto in piedi dai precedenti raid. Le faccio alcuni esempi. Primo: l’autonomia che lei sbandiera come la grande novità della riforma, si sta rivelando in concreto un decentramento che da una parte lascia intatto lo statalismo con l’indiscusso potere centrale del Ministero, dall’altra rafforza il potere dell’istituzione. Secondo: il nuovo contratto degli insegnanti prevede che il collegio dei docenti stabilisca con votazione di maggioranza quali insegnanti abbiano le capacità professionali per svolgere una funzione di progettazione e quali siano dunque i meritevoli di un aumento di stipendio. Mi pare che nemmeno nei soviet più duri si sia mai raggiunto questo vertice di “controllo democratico”, tale da attribuire all’insegnante una professionalità per votazione! Terzo: che dire della sua brillante strategia di accerchiamento delle associazioni studentesche? Come è possibile che lei arrivi a proporre che terrà in considerazione e consulterà ( bontà sua!) solo quelle associazioni che hanno 20.000 tesserati? Caro Ministro, se vuol bene alla scuola, come io credo, accetti il suggerimento di chi nella scuola ci vive e lavora da più di vent’anni: non pensi alle riforme dentro le sale del palazzo con i suoi grigi consiglieri, ma venga a trovarci in queste aule, corridoi, palestre e cortili dove adulti e giovani si confrontano quotidianamente. Non ci venga per fare discorsi agli studenti o agli insegnanti, ma provi a entrare in una classe e a rimanere lì qualche ora ad osservare e ad ascolatre semplicemente ciò che accade. Certamente se ci metterà tanta osservazione e poco ragionamento scoprirà quella domanda di uno sguardo di simpatia totale che vibra nel cuore dei giovani e capirà che le sue riforme al posto di lasciare che questo sguardo si esprima, fanno di tutto per impedirlo.
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