Carmina Salgado. Il bene dell’amicizia

Di Jon Juaristi
18 Settembre 2019
Nel trigesimo dell'improvvisa scomparsa, un ricordo della donna che fu tra gli iniziatori di Cl in Spagna, animando la cultura cattolica del paese
Carmina Salgado

Il 18 agosto scorso è mancata improvvisamente Carmina Salgado, anima della casa editrice Encuentro, iniziatrice insieme al marito José Miguel Oriol dell’esperienza di Comunione e liberazione in Spagna. Per gentile concessione dell’autore, Jon Juaristi, pubblichiamo di seguito in una nostra traduzione un ricordo di lei apparso su Abc il 25 agosto (qui il testo originale spagnolo).

Scrittore e poeta basco, Juaristi ha diretto l’Istituto Cervantes e la Biblioteca nazionale di Spagna e insegnato in diverse università in Spagna e in America. Per via della sua critica ai nazionalismi iberici, in particolare di quello basco, è stato perseguitato dall’Eta, alla quale si era avvicinato in gioventù per difendere la propria identità in contrapposizione al franchismo, e da cui si era allontanato in seguito alle violenze. Da alcuni anni si è convertito all’ebraismo.

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Lunedì scorso ho appreso della morte, il giorno precedente, della mia amica Carmina Salgado. Poche figure della mia generazione hanno lasciato in me una presenza altrettanto indelebile e a poche mi sono sentito tanto vicino, al di là di differenze che non sono mai state dissensi. Carmina, per il suo cristianesimo profondamente vissuto, ha sempre avuto la generosità di porre temi in cui potessimo incontrarci, essere d’accordo o quanto meno conversare e pensare insieme, e mi ha invitato in molte occasioni a spiegare le mie idee a lei e ai suoi compagni di Comunione e liberazione, sia in dibattiti pubblici sia in innumerevoli dopocena nella sua residenza di Majadahonda.

Furono Carmina e suo marito, José Miguel Oriol, con Jone Echarri e il suo Jesús Carrascosa, a introdurre in Spagna, nella prima metà degli anni Settanta, Comunione e liberazione, il movimento fondato nel 1954 da monsignor Luigi Giussani con i suoi alunni di un liceo milanese. Seppi dell’esistenza di tale movimento nel 1979, quando in una libreria religiosa di Bilbao acquistai il primo numero dell’edizione spagnola di Communio, la sua rivista di teologia. Mi interessava il fatto che la pubblicazione includeva in numeri successivi articoli su René Girard, le cui teorie sulla violenza mimetica e il sacrificio leggevamo e discutevamo con diversi amici baschi in quegli anni di piombo e di terrore.

Ma i miei primi ricordi di Carmina e José Miguel sono di molto anteriori. Risalgono a quando, a metà degli anni Settanta, installavano le loro bancarelle nei quartieri operai della periferia di Bilbao per vendere le pubblicazioni di Zyx, editrice che dirigevano e che, con radici che affondavano nei dintorni della Hoac (movimento operaio dell’Azione cattolica, ndr), tentava di promuovere una cultura impegnata nella resistenza al franchismo a partire da posizioni cristiane e libertarie. Il catalogo di Zyx dà oggi l’impressione di una ricerca – un poco erratica – di alternative di sinistra che prendessero le distanze dalle ideologie totalitarie. Il regime chiuse la casa editrice, che loro rilanciarono sotto un’altra sigla, Zero. Dall’incontro alla Fiera del libro di Francoforte con una editrice italiana di taglio simile, Jaca Book, ne discese un altro degli Oriol e dei Carrascosa con monsignor Giussani. E così sorse il ramo spagnolo di Comunione e liberazione, che il nostro progressismo indecente cominciò subito a bollare come setta di estrema destra.

Il privilegio di averla conosciuta

Carmina non si è mai fatta complessi davanti a questo tipo di accuse. Nel 1978 fu fondata a Madrid la casa editrice Encuentro, su impulso di Comunione e liberazione. Carmina l’ha diretta dal 1991 fino al suo recente ritiro. Per me è stato un vero onore apparire come prefatore e collaboratore di alcuni suoi titoli. Il settarismo non è mai stato una specialità della casa. Quando ricordavo a Carmina che non ero uno dei suoi, lei mi ribatteva con disinvoltura: «Guarda, le tue relazioni con Dio sono affari vostri».

Scommetteva soprattutto sul valore fondamentale dell’incontro, tanto tra la creatura e il suo creatore, quanto tra persone diverse disposte a cercare nell’altro il bene che questi può offrire loro.

Credo che il mio incontro personale con Carmina mi abbia riservato, quanto meno, il bene di una amicizia molto salda e di una comprensione cordiale di alcuni aspetti di una fede che mi è estranea. Il cattolicesimo possiede il vantaggio della centralità della Vergine Maria, della quale molti di noi non cristiani abbiamo preso coscienza in seguito all’incendio di Notre Dame. Il nesso vita, dulcedo et spes che invocavano i giovani parigini cantando la Salve tra le fiamme si sostiene fondamentalmente nella maternità mariana. Carmina Salgado l’ha presa a modello e così ha potuto trascorrere il tempo che le è stato concesso nel mondo distribuendo allegria e bontà. È stato un vero privilegio condividere con lei un po’ questo tempo.

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