Carmela Rozza (Pd), regina delle preferenze a Milano: «Periferie efficienti»

Di Chiara Sirianni
16 Giugno 2011
E' la miglior candidata a consigliere regionale avendo ottenuto 2534 preferenze. Maria Carmela Rozza, però, non ha ottenuto un posto in giunta, al contrario di quanto tutti pensavano. «Il limite è stato del Pd. Pisapia ha fatto la scelta che ha ritenuto migliore per la città e sono convinta che faremo molto per risolvere i problemi delle periferie»

È il candidato donna al Consiglio comunale più votato a Milano. Maria Carmela Rozza, ragusana, ha ottenuto 2534 preferenze, conquistando la vetta delle “quote rosa” sia del Pd, sia del complesso delle candidature femminili. È esperta di tematiche relative alla casa e storica sindacalista del Sunia, il sindacato degli inquilini. È la donna-simbolo dei quartieri popolari milanesi, periferie che ha contribuito a strappare alla Lega Nord, e in cui tutti la conoscono. «Sono stufi di essere trattati da cittadini di serie B, abbandonati a se stessi e pretendono efficienza. Credo che questo abbia pesato molto nella campagna elettorale», dichiara a Tempi.

Non fa parte della nuova giunta, e la cosa ha destato non poco clamore. Si mormora che sia stata esclusa in nome del pressing dell’ala cattolica che fa riferimento a Rosy Bindi, che ha avuto la meglio su quella di Pier Luigi Bersani. Ci sarebbe stato anche un documento di presa di posizione, circolato all’interno del partito e firmato dalle donne democratiche. Cesare Cerea, direzione provinciale Pd Milano, ha dichiarato una serie di limiti nell’assetto che si è raggiunto nella composizione della giunta: l’esclusione di alcune forze politiche «che fin dall’inizio, peraltro, avevano sostenuto Pisapia» e l’obiettiva sovra-rappresentanza di Sel, almeno in riferimento al suo peso elettorale. Secondo Cerea, inoltre, «c’è una distribuzione di competenze non sempre convincente, e nella rappresentanza del Pd si annovera l’esclusione di Carmela Rozza, che è stata la candidata donna più votata nel centrosinistra».

Il problema, secondo la Rozza, sta proprio nelle trattative per la composizione della giunta, dove il Pd non ha saputo giocare il ruolo che gli spettava. «Il limite è soprattutto del partito» sintetizza. «Spesso, quando si vince, non si riflette nel frattempo». Il consigliere non perde tempo in recriminazioni: «Il sindaco ha fatto la scelta che ha ritenuto migliore per la città e sono convinta che questa giunta, assieme ai comitati, possa fare molto per risolvere i problemi delle periferie. Al di là dei mal di pancia dei singoli, abbiamo una grande sfida davanti, e dobbiamo affrontarla occupandoci davvero della città».

E il Pd? «Ha l’occasione» conclude Rozza «di dare rappresentanza politica ai ceti popolari, spaesati e arrabbiati perché quotidianamente fanno i conti con degrado edilizio, assenza di servizi anche minimi, occupanti abusivi, spacciatori che la fanno da padroni, malati psichici abbandonati a se stessi, cittadini extracomunitari che spesso non parlano la nostra lingua, famiglie rom che pensano ancora di vivere in un campo, soggetti agli arresti domiciliari. Tutto ciò dovrebbe presupporre un presidio di servizi sociali elevatissimo, luoghi di incontro, sostegni alle famiglie, possibilità di lavoro per i ragazzi, vigili urbani, quartieri ordinati e puliti. In caso contrario, rischia di rimanere esclusivamente il partito dell’elite borghese e perbenista».

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