Cari cattolici, basta essere autoreferenziali

Di Luigi Amicone - Antonio Simone
12 Giugno 2015
A proposito della manifestazione del 20 giugno, pare ci sia una gara a dire chi può e chi non può partecipare all'evento di Roma

pl_famiglia4Che da giorni, sui siti e blog cattolici, impazzino gli scontri linguistico-teologici con grande uso di citazioni dotte sul family day anti istruzione gender e contrario alla legge Cirinnà del prossimo 20 giugno a Roma, fra chi è contrario e chi favorevole ad andarci, è la dimostrazione più lampante che papa Francesco fa bene a chiederci di non essere autoreferenziali.

Ognuno ha la sua legittima idea di come essere presenti nel mondo e tutti dicono che, come dice il Papa, «Cristo basta». Però, poi, ognuno spiega come lo stesso (Cristo) non possa fare a meno, non tanto delle testimonianza della continuità storica (la Chiesa) nel mondo, quanto del proprio pensiero sul 20 giugno.

Premesso che a siti e blog interessano soprattutto i clic (e quindi lasciano scriteriatamente spazio ogni giorno a interventi critici quando non decisamente contrari fra fratelli, tanto per dividere ciò che era unito), il colmo lo si raggiunge quando con stupidità umana (ma visto lo sforzo verrebbe da definire “sovraumana”) si cerca di mettere in contraddizione due cose di per sé positive: testimonianza personale e difesa di valori condivisi.

Tutto questo ci ricorda quando negli anni caldi post ’68, nelle manifestazioni della sinistra, i diversi movimenti gruppettari, sempre presenti per combattere il capitalismo, se le davano di santa ragione per decidere chi dovesse prendere la cosiddetta “testa del corteo”.

Invece di prendere atto delle difficoltà e delle debolezze oggi così evidenti nel mondo cattolico (gerarchie comprese), si dà dei “pirla” – pardon, si “apostrofa” e si “censura” – chi va o a chi non va alla manifestazione del 20 giugno, a seconda dei punti di vista. Tutto ciò sembra che sia, come i peccati, segno del distacco da una relazione.

Stupido e luciferino chi lo incrementa.

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