Il cardinale nigeriano Onaiyekan a Milano: «Boko Haram è un veleno. Vogliono sterminare tutti»

Di Leone Grotti
10 Febbraio 2015
In visita in Italia, l'arcivescovo di Abuja ha raccontato la situazione del suo paese. E senza giri di parole ha detto la sua sull'islam, la comunità internazionale e l'intervento armato

«Boko Haram è una piccola minoranza della comunità islamica nigeriana, ma è un veleno. E come ogni veleno, ne basta una piccola quantità per avvelenare tutto». Così il cardinale John Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, capitale della Nigeria, descrive il problema dei terroristi che dal 2009 devastano il nord del Paese per farne un Califfato islamico.
Invitato a Milano dall’arcivescovo Angelo Scola, oggi Onaiyekan incontrerà i sacerdoti della diocesi, i laici e poi tutta la città durante una conferenza in Duomo, che si inscrive nella serie di incontri dal tema: “Evangelizzare le grandi metropoli oggi”. Concedendosi ieri per un’ora ai giornalisti, l’arcivescovo ha insistito nel sottolineare il rapporto tra terrorismo e islam in Nigeria: «Anche se un padre ha un figlio che diventa ladro, non potrà mai negare che è suo figlio. La maggioranza dei musulmani non è d’accordo con Boko Haram, ma gli imam all’inizio dicevano che non c’entravano niente con loro, perché erano solo assassini, erano solo terroristi ma non islamici».

È PROBLEMA DELL’ISLAM. A questa mancata presa di coscienza, il cardinale nigeriano si è sempre opposto: «Dico sempre ai miei amici musulmani che loro devono accettare di essere responsabili di questa gente. Ora lentamente hanno cominciato a capirlo e a denunciarli pubblicamente; ora gli imam scrivono ai giovani, avvertendoli di non lasciarsi attrarre dagli islamisti. Anche la comunità islamica mondiale sta accettando questa cosa. È importante che si sentano responsabili perché solo l’islam può risolvere questo problema, non i cristiani. Io dico sempre che non basta condannare Boko Haram, perché che cosa insegna l’islam nelle sue scuole in Nigeria? A non rispettare le altre religioni. Se questo è il discorso normale, se i bambini crescono così, poi è chiaro che si crea un terreno fertile per l’emergere di Boko Haram o dell’Isis o di al-Qaeda. Il problema, quindi, non è solo Boko Haram ma l’atteggiamento dei musulmani in generale, che non rispettano le altre fedi. Come è emersa questa ideologia mondiale? Questo i musulmani devono chiederselo per porvi rimedio”.
I jihadisti hanno rischiato di compromettere un’unità sociale che da sempre caratterizza la Nigeria: «In Nigeria noi ci accettiamo a vicenda perché siamo divisi 50 e 50. Mio padre era cattolico, mio zio musulmano, ad esempio. Non è che uno era buono e l’altro cattivo. Mia sorella ha sposato un musulmano e hanno avuto due bambini, che io ho battezzato!», dice ridendo Onaiyekan. «Ci sono tante famiglie così. Per noi cristiani, i musulmani non sono stranieri e viceversa. La Nigeria non è una società islamica, per questo vivere insieme per noi non è difficile».

INTERVENTO ARMATO. Per fermare un gruppo terrorista che l’anno scorso ha fatto quasi lo stesso numero di vittime dello Stato islamico, serve una forza militare. Su questo l’arcivescovo non tentenna: «Noi dobbiamo lottare per fermare Boko Haram, il governo deve usare anche le armi per proteggere il popolo. Finora ha fatto poco. Ora dicono che lo faranno; ci spero, ma sono un po’ scettico».
Anche sull’intervento della comunità internazionale, l’arcivescovo è molto guardingo: «Io non capisco cos’è la comunità internazionale e mi perdonerete, ma mi fido poco. Mi sembra uno strano animale. Gli americani volevano aiutare l’Iraq e guardate cosa è successo. I francesi volevano aiutare la Libia e guardate cosa è successo. Io dico sempre ai nigeriani che vogliono l’intervento americano di stare attenti ad accettare il loro aiuto perché, secondo me, si muovono solo per interessi personali. Noi abbiamo i mezzi, i soldi e le armi, ma fino ad ora ci è mancata la volontà politica. Possiamo farcela da soli».

IL RINVIO DELLE ELEZIONI. Nel fine settimana, il capo della commissione elettorale nigeriana ha annunciato che il voto presidenziale previsto per il 14 febbraio sarà spostato di sei mesi. Sono già cominciate le proteste e anche il cardinale si mostra titubante nel dare un’interpretazione univoca dei fatti: «Hanno detto che il 14 febbraio inizieranno una grande azione per eliminare Boko Haram in sei settimane. A causa di ciò, quindi non ci sono soldati a sufficienza per garantire la sicurezza, essendo impegnati nell’offensiva. Io mi chiedo: perché allora non l’hanno fatto prima? Sono anni che aspettiamo. Settimana scorsa, ho incontrato i quattro responsabili delle forze armate nigeriane e mi hanno assicurato che era tutto pronto e che c’erano uomini a sufficienza per proteggere tutto il paese durante le elezioni. Perché una settimana dopo hanno cambiato idea? Non so cosa ci possa guadagnare il governo da questo rinvio. Spero solo che riescano nel loro intento». Ad ogni modo il rinvio non compromette la democrazia del paese, «perché il mandato del presidente Goodluck Jonathan scade il 22 maggio e solo allora ci servirà un nuovo presidente».

TUTTI SOTTO ATTACCO. Alle comunità cristiane mondiali, e in particolare all’Italia, l’arcivescovo ha chiesto solo una cosa: «Dite la verità. È chiaro che Boko Haram non vuole limitarsi a perseguitarci, vuole sterminarci proprio. Non ci vogliono in Nigeria, questo è innegabile. Ma non è vero che solo i cristiani in Nigeria sono sotto persecuzione, soffrono come tutti gli altri e alcune diocesi, soprattutto nel nord, sono sotto attacco, come tanti altri. Anche le moschee, infatti, vengono distrutte. Quindi aiutateci e pregate per noi, ma in modo consapevole, sapendo quello che sta succedendo».

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    8 commenti

    1. Sentino

      E infatti fa sorridere il fatto che di islam “moderato” parlino solo, guarda caso, proprio i non-musulmani (come anche Papa Francesco), perchè i musulmani continuano invece a riaffermare l’esistenza di un solo islam, quello dettato dal Corano (e dalla Sunna, i “detti” del profeta), che è direttamente parola di Allah e pertanto inviolabile.
      Poi basta aprire un Corano per capire con chi stiamo trattando…

    2. Atanasio

      La testimonianza di sua eminenza cardinale John Onaiyekan conferma quello che sostengo da tempo : il conflitto non è tra civiltà, ma dentro le civiltà. E’ precisamente tra una posizione fondamentalista (cristianista, islamista, talmudista, laicista, non importa quale) e chi ha una posizione leale verso la realtà, non legata ad uno schema ideologico.
      Chiaramente chi può meglio lavorare per orientare verso questa ultima posizione di chi condivide la stessa matrice religiosa ?
      Per intenderci, un cattolico sarà chiamato in prima persona a lavorare per evitare posizioni fondamentaliste all’interno della Chiesa. Nei secoli passati le varie eresie nella Chiesa non le hanno avversate, che ne so, i buddisti o i zoroastriani, ma gli uomini di Chiesa stessi. .

      1. Raider

        Il problema della Chiesa è il fondamentalismo o una sorta di relativismo che tende a confondersi con l’ambiente? E significa che il problema è “dentro le civltlà” per civiltà come quella europea, sempre più multiculturaliste e dominate dal politicamente corretto: e per le altre, più omogenee da questo punto di vista, come quella islamica con i suoi confilitti endemici, con la dhmizzazione che è fatto pacifico?
        Mi pare che posizioni ‘fondamentaliste’ nella Chiesa se ne vedano poco: ma posso sbagliare: quali sarebbero, dunque, Atanasio? Non è uno schema ideologico anche un dialogo a oltranza su basi comuni che non si vedono, se non la comune umanità, che vale per tutte le fedi, non solo, per dirla chiara, psr il dialogo con la religione islamica e solo con essa per ragioni piuttosto note?
        E quale sarebbe il conflitto di civiltà dentro l’Islam, quello fra moderati e fondamentalisti? Sembra più una diferenza nelle scelte tattiche: che l’Ue vada islamizzata, come sta avvenendo e come è chiaro in prospettiva, non è, certo, una differenza fondamentale fra gli uni e gli altri. Come non ve ne sono in tante altre questioni riguardo, per es.,
        – i diirtti dei non islamici nell’Islamistan;
        – leggi sulla blasfemia e sull’apostasia;
        – reciprocità nel rispetto dei diritti qui e nelle terre islamiche;
        – recepimento della Carta dei Diritti dell’Uomo dell’O.N.U. accolta, nelle costituzioni anche dei Paesi islamici moderati, per l’appunto.

        1. Raider

          A integrazione, il post è partito per errore: “accolta solo per la parte che non è in contrasto con il Corano.”

      2. Yusuf

        @Atanasio

        Giustissima osservazione ! E la testimonianza della secolare pacifica convivenza tra fratelli in Abramo è la migliore medicina contro le derive fondamentaliste all’interno delle tre religioni abramitiche.

        1. Raider

          La “secolare pacifica convivenza?” Sotto l’Islam, che significa “pace”, ma anche “sottomissione”; e per non sbagliare, i musulmani hanno, per secoli e secoli di “pacifica convienza”, garantito ai non musulmani la pace intesa come dhimma, come “protezione” da persecuzioni e violenze – che ci sono state lo stesso, eccome! – in cambio della jizya, il pizzo, la tassa per avere il diritto di professare la propria religione?
          Poi, dice che non sono mistificatori.
          Come l’altra grossolana e però, ripetuta a sbafo, a pappagallo bufala delle religioni “abramitiche”: di cui, peraltro, solo una sarebbe quella “naturale dell’umanità”: e chi ha il nickname giusto per ripetere queste bufale non lo dice: ma lo sa qual è.

    3. maurizio

      Concordo anch’io e non aggiungo altro..ce n’é abbastanza se si vuol capire..aggiungerei solo altre pericolose ipocrisie come quelli dei paesi del golfo ed in particolare dell’Arabia Saudita il grande finanziatore di tutte le moschee in giro per il mondo(v.Roma)e le cosiddette madrasse nei paesi islamici…in realtà l’ipocrisia maggiore e dei paesi occidentali che con essi trattano strettamente su piu’ versanti.Però,come diceva il Cardinale con il mondo musulmano,con quella parte di esso-per piccola e timida che sia,anzi proprio per questo,per aiutarla a uscire allo scoperto dobbiamo dialogare.In certe situazioni estreme ciò non contraddice il ricorso alle armi!!

    4. rossoporpora

      Lucidissima analisi del cardinale.
      Anche rispetto alle primavere arabe agli usa e all’uso delle armi.

    I commenti sono chiusi.