Caos nel Pd milanese, si pensa a una lista civica arancione o sono «solo speculazioni»?

Di Chiara Sirianni
22 Febbraio 2012
A Milano c'è aria di tempesta. L’assessore D’Alfonso paragona i dirigenti del Pd ai «Borboni che vedono tutto ma non imparano niente», mentre la base è delusa per «il sindaco gentile».

È sempre più caotica la situazione del Pd meneghino. Lo ha reso ancor più evidente l’assessore al Commercio Franco D’Alfonso, che ha approfittato delle divisioni del partito a Genova per togliersi qualche sassolino dalla scarpa: «Il gruppo dirigente del Pd usa il proprio partito come i Borboni usavano la loro polizia segreta: vedono tutto, ma non imparano niente». D’Alfonso ha fatto un passo in più, accennando ai pochi iscritti del Pd che non navigano nel buio, bensì hanno dimostrato di entrare «in sintonia con la realtà arancione, non vedendola come l’alba ormai quasi mattino di un partito concorrente». Il richiamo alla situazione nazionale è chiaro: lo scenario politico è destinato a mutare con rapidità e l’iniziativa forte del sindaco di Bari Michele Emiliano non sarà la sola a creare terremoti elettorali.

«Milano ha visto vincere la candidatura di Pisapia e ha visto nascere una giunta multicolore, che va da Rifondazione a Tabacci – ha scritto D’Alfonso – i rumors parlano di una lista civica arancione che comprenderebbe tutte le forze della sinistra attuale, escluso il Pd, compresa l’IdV e liste civiche guidate da leader locali». La capogruppo Pd Carmela Rozza, capito il gioco, ha replicato piuttosto seccamente: «D’Alfonso sta cercando di mettere in piedi un altro partito e specula sul Pd». Mentre il gruppo dirigente appare sempre più in crisi, nei “comitati per Milano”, gruppi tramite i quali i cittadini meneghini avrebbero dovuto partecipare alla trasformazione della città, dilaga il fastidio: se il primo messaggio di dissenso è arrivato al sindaco dai residenti del centro, anche dai comitati delle periferie fanno sapere che «l’area C non aiuta l’intera città, che resterà inquinata, ma solo i quartieri vetrina, mentre le nostre esigenze rimangono dimenticate». Giuliano Pisapia ha minimizzato, precisando che «i dissensi emersi in alcune assemblee dei cittadini di questi ultimi giorni riguardano situazioni specifiche che rendono difficile o critica l’applicazione dei provvedimento» ma il disagio rimane.

Nella base, intanto, la disillusione serpeggia, e cresce. C’è persino un blog, curato da un “collettivo di cittadini senza alcun interesse che un buon futuro per Milano”. Dopo il 30 maggio 2011, quando Pisapia vince il ballottaggio contro Letizia Moratti con oltre il 55% di voti e diventa sindaco di Milano, il nome del blog è  “Pisapia? Ja Bitte!” («Anche noi ci crediamo e firmiamo una dichiarazione di fiducia a priori» scriveva allora Alberto Biraghi, responsabile di quanto pubblicato). Dopo cento giorni, a ottobre, in seguito ad «Assessori incompetenti o carichi di conflitti di interesse, scelte criticabili su Expo e PGT, assunzione di schiere di portaborse, dirigenti dal profilo inquietante, rincari dei servizi di base senza contropartite e in generale molta demagogia spacciata per partecipazione», il blog comincia a perdere l’arancione e acquista un nuovo nome: Die Enttäuschung (la delusione), «per segnare il nostro rifiuto a partecipare agli osanna acritici che salgono dalla claque».

E oggi, cosa scrivono gli ex sostenitori del sindaco gentile? Qual è il loro giudizio sull’operato della giunta? Decisamente negativo: «Non si muove niente, a parte qualche pistolettata. Il penatiano Maran è stato difeso in prima persona da Pisapia, il fallito D’Alfonso fa il sindaco-ombra senza essere disturbato da nessuno. L’inquietante Mastrangelo è inamovibile. Corritore ogni tanto vagheggia di Wi-fi e poi firma a prescindere i regali del viscido scroccone (piglia lo stipendio da parlamentare, ma fa l’assessore a Milano) Tabacci, Baruffi e Confalonieri, con relativi portaborse, incassano stipendi da favola. Intanto Majorino continua la sua scalata alla Camera a colpi di foto paracule coi disabili e famiglie felici (solo sulla carta, perché è scappato con la ragazzotta Sarfatti, ovviamente assunta pure lei a corte). Gli altri assessori foraggiano portaborse a gogò. Intanto all’appello popolare per la revoca di De Abertis (firmata da fior di esponenti della cultura milanese e sostenitori di Pisapia, mica da noialtri pericolosi estremisti), il sindaco Pisapia non ha ritenuto di rispondere. In compenso, nel corso di un evento istituzionale a Palazzo Marino, ha fatto il cazziatone ai giornalisti che criticano la giunta “senza informarsi bene”. Facendo una bella figura di merda. Ovvero: la rivoluzione arancione sta incredibilmente in piedi per una ragione chiara: è l’esperimento locale della futura spartizione nazionale di quel poco che resta».

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