Camera e Senato approvano il rinvio del pareggio di bilancio

Di Chiara Rizzo
17 Aprile 2014
Ieri il governo aveva comunicato a Bruxelles che i conti italiani saranno in pari solo dal 2016, per i «periodi di grave recessione» e per le «ambiziose riforme». Palazzo Madama dice sì con 170 voti, Montecitorio con 373

Entrambe le camere già oggi hanno votato il parere favorevole al rinvio del pareggio di bilancio, che ieri il governo ha annunciato con la pubblicazione sul sito del Tesoro della lettera del governo e della risposta arrivata da Bruxelles.

LA PRIMA VOLTA. Il rinvio del pareggio è previsto da una procedura apposita di deroga contenuta nel nuovo articolo 81 della Costituzione. L’articolo ammette deviazioni dal pareggio per “eventi eccezionali”, proprio come i “periodi di grave recessione economica” giustificata dal Governo nella lettera alla Commissione europea. Tuttavia l’articolo 81 prevede anche che il governo debba ottenere l’appoggio delle Camere con voto a maggioranza assoluta.

I NUMERI DEL VOTO. Il Senato, davanti a cui stamattina aveva parlato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che ha motivato il rinvio anche per l’esigenza di pagare i debiti della Pa con le imprese, ha approvato la risoluzione con 170 voti favorevoli su 320 (compresi i senatori a vita). Alla Camera hanno votato sì 373 deputati su 630.

DOMANI ARRIVA IL TAGLIO CUNEO FISCALE. L’Italia si era impegnata con la Commissione europea a raggiungere per il 2014 un disavanzo entro lo 0,5 per cento al netto del ciclo economico. Il Documento di economia e finanza (Def) prevede però una manovra più “leggera” da questo punti di vista, per consentire altri investimenti (manovra dello 0,2 per cento anziché 0,5): in questo modo il Def indica però un saldo strutturale a -0,6 per cento del Pil. Il pareggio pieno è previsto solo per il 2016 (anziché nel 2015). Si tratta di una lieve correzione di cui comunque è stata subito informata la Commissione Ue, che per il momento ha preferito mantenere un atteggiamento di osservazione tacita. L’Italia nella lettera ha promesso a fronte di questo rinvio «un ambizioso programma di riforme», che dovrebbe concretamente iniziarsi già da domani, quando il Consiglio dei ministri varerà il taglio del cuneo fiscale, e gli 80 euro in busta paga per i dipenenti e co.co.co (ma anche per i mini-redditi sotto gli 8mila euro, che riceveranno 40/50 euro). Un piano ambizioso da più di 6,7 miliardi di valore solo nel 2014 (più di 10 miliardi nel 2015).

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