C’è un’Italia delusa e assediata dalle ideologie che ha voglia di incontrarsi. Al Meeting di Rimini

Di Cominelli Giovanni
23 Agosto 2007

Il Meeting di Rimini è divenuto un luogo di previsione degli scenari economici e culturali d’autunno e di elaborazione critica dell’agenda politica. Quale paese si presenta davanti agli occhi in questa fine agosto 2007? Un paese deluso. È la sua parte più dinamica, più intraprendente, più giovane che si sente ferita dall’impotenza molle e inconcludente dell’attuale governo. Ma, in filigrana, si legge una sfiducia profonda nelle capacità della società e del sistema politico di venire a capo delle molte piaghe d’Italia. La prima piaga consiste nello spirito del reciproco assedio che da molti decenni caratterizza la società italiana e perciò anche quel suo decisivo sottosistema che è la politica. Ernesto Galli Della Loggia la retrodata al dopo unità d’Italia. La caduta del comunismo ha paradossalmente acuito quella sindrome. Il Novecento delle passioni ideologiche sembra non voler tramontare mai. Il Meeting si offre quale luogo in cui provare a sciogliere i blocchi ideologici, in cui praticare il confronto effettivo e veritativo delle percezioni che ciascuno ha della realtà. “La verità è il destino per il quale siamo fatti” non è un logo ideologico né eleva chi pone la domanda di verità a custode infallibile della medesima. Propone un modo di guardare i fenomeni economici, sociali, culturali e politici tale da indurre un salto alla cultura del paese.
Khorasan Jalal al Din Rumi, mistico sufi del XIII secolo, ha scritto: «La verità era un grande specchio che cadendo si ruppe. Ciascuno ne prese un pezzo. Vedendo riflessa in esso la propria immagine, credette di possedere l’intera verità». Non sono le parole di uno scettico relativista, ma l’appello all’umiltà dello sguardo rinnovato sulla realtà. L’atteggiamento veritativo rispetto al mondo è l’unica condizione per cui il mosaico di una verità condivisa si ricomponga, tessera dopo tessera.
Non è possibile alcuna riforma del sistema politico del paese, se le culture politiche non incominciano a fare i conti con la realtà del paese, con la sua condizione reale, con i suoi rumori di fondo, con le sue voci. Al Meeting il paese si incontra, si parla, fa rumore. Quella di Rimini è una battaglia contro l’ideologia, condotta nell’unico modo possibile, senza retorica anti-ideologica: aprendo squarci sul pianeta, sull’Italia, sui mondi vitali, su esperienze in atto. La riforma è questo processo. Guardare il mondo com’è non è un tic da teologi, è una passione di uomini.

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