C’è più rischio col tonno

Di Emanuele Boffi
11 Gennaio 2001
Il professor Ferruccio Fazio è docente di medicina nucleare all’Univeristà statale di Milano e primario all’ospedale san Raffaele di Milano

Il professor Ferruccio Fazio è docente di medicina nucleare all’Univeristà statale di Milano e primario all’ospedale san Raffaele di Milano. Si trova nel felice stato di protagonista di Grande Fratello. Ovvero è appena tornato da un viaggio che l’ha tenuto lontano due settimane dall’Italia e delle polemiche sul caso dell’ “uranio impoverito” non ne ha nemmeno sentito parlare. Eppure ha le idee molto chiare a proposito della sindrome dei Balcani. “L’uranio deve entrare a contatto con l’organismo per poter provocare tumori o leucemie. Quindi in genere sono problemi di ingestione. Mi sembra abbastanza difficile che, solo per il fatto di trovarsi vicino all’uranio, un uomo possa ammalarsi. Sono raggi alfa che si disperdono in pochi centimetri di aria. Inoltre occorre un periodo di incubazione piuttosto lungo”.
Quanto dovrebbe durare questo periodo d’incubazione?
Si parla di anni. Come capita per il fumo della sigaretta per il tumore al polmone. Può avvenire anche in meno tempo, però non mi sembra che ci siano qui le condizioni per una situazione da danno radioattivo acuto.
Pochi giorni fa il professor Renato Angelo Ricci, uno dei maggiori scienziati italiani, in un’intervista al Foglio, ha dichiarato che l’uranio impoverito presenta una debole radioattività. Come ha detto lei, radioattività alfa, molto meno anche di quella emanata dalle rocce sotto piazza San Pietro.
Alfa cosa vuol dire? Vuol dire solo pochi centimetri d’aria l’assorbono. Quindi, solo se un soldato ingerisce un proiettile o solo se gli scoppi in faccia può entrare in contatto con questo tipo di raggi.
Dicono che l’uranio rimane nell’aria e chi lo respira si ammala.
Per essere sicuri ci vorrebbe una prova sperimentale. Dovrebbero fare degli esperimenti con dei topi, e dimostrare che i topi muoiono.
Un’altra ipotesi che è stata avanzata è che la causa di questi tumori e di queste leucemie sia il benzene che viene utilizzato dai militari per pulire le armi. Questa le sembra un’ipotesi più credibile?
Il benzene e gli idrocarburi si sa che hanno un effetto cancerogeno. Ma, anche in questo caso, come in tutte le cose in cui ci sono degli agenti tossici, bisogna valutare molto attentamente. Io invece le propongo un’altra ipotesi che mi sembra molto più interessante: che lo stress, come noto, sia la causa di una riduzione delle difese immunitarie e questo, a sua volta, abbia facilitato l’insorgenza di tumori. Succede molto spesso che i tumori si verifichino dopo grandi dolori, morte di persone care o fatti di questo genere.
Questa, tra l’altro, è anche la tesi sostenuta dal molti studiosi statunitensi ed è una delle possibili spiegazioni per i decessi dei soldati dopo “Desert Storm”.
Lo stress per il tumore è una causa molto sottovalutata. Questo potrebbe essere un fatto da guardare molto attentamente. Lancio una provocazione: il problema sottovalutato di questi metalli pesanti, a parte l’uranio impoverito, è che stanno alla fine della catena alimentare. Le faccio l’esempio del piombo e del tonno. Il piombo si trova in grande quantità nei tonni infatti i pediatri sconsigliano che i bambini lo mangino troppo spesso. E il tonno a sua volta mangia altri pesci che contengono altre piccole quantità di piombo. Che a loro volta si sono nutriti di altri pesci più piccoli e così via.
E così il tonno, ricco di piombo sembra sia più pericoloso dell’uranio impoverito.

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