In Brasile si va al ballottaggio. Ecco perché Bolsonaro ha recuperato su Lula

Di Paolo Manzo
03 Ottobre 2022
Il presidente uscente, dato per sconfitto al primo turno in tutti i sondaggi, smentisce le attese della vigilia. Merito della crescita economica del paese con lui al potere
Brasile elezioni
Supporter del presidente brasiliano uscente, Jair Bolsonaro, attendono i risultati delle elezioni in strada (foto Ansa)

In Brasile i sondaggi si possono fare e diffondere fino a 12 ore dall’apertura delle urne, caso più unico che raro e forse da cambiare imitando Italia e Cile perché, senza dubbio, influenzano la decisone degli elettori. Ebbene, gli ultimi due sondaggi sulle elezioni presidenziali, commissionati dal quotidiano Folha de Sao Paulo, il celeberrimo Datafolha, e dal conglomerato mediatico Globo (la cui scadenza della concessione scade tra due giorni), l’Ipec, davano Lula rispettivamente al 50 e al 51 per cento, con Bolsonaro dietro di ben 14 punti percentuali.

I sondaggi davano Lula vincente al primo turno in Brasile

Entrambi erano stati diffusi sabato notte, a poche ore dal voto e lasciavano chiaramente intendere un Lula vincente già al primo turno. Invece l’ex sindacalista ha ottenuto appena il 48,4 per cento contro il 43,2 del presidente Jair Bolsonaro e, poiché nessuno dei due ha ottenuto più del 50 per cento, si andrà al ballottaggio, il prossimo 30 ottobre. Più che la miseria dell’8 per cento di tutti gli altri candidati in lizza, decisivo per capire chi sarà il presidente del Brasile sino al 2026 è invece il 20,9 per cento di brasiliani che ieri non è andato ai seggi.

Sono 32,6 milioni di elettori, un’enormità in un paese dove il voto è obbligatorio e resta da capire quanti di loro siano rimasti in casa perché tanto, dai sondaggi, i giochi sembravano già fatti. Oltre al cosiddetto voto “envergonhado”, ossia il voto di chi ai sondaggi ha dichiarato per vergogna o per paura un’intenzione elettorale differente, ha sicuramente inciso sulle rilevazioni demoscopiche sballate anche il fatto che l’ultimo censimento fatto in Brasile risale al 2010 e, dunque, il paese reale non è più rappresentato dai database usati da Datafolha e Ipec nelle loro analisi. Vedremo cosa accadrà nelle prossime 4 settimane in Brasile, ma il gioco è riaperto.

Lula resta favorito, ma ora la partita è davvero aperta

Lula è ancora il favorito, ma quello di ieri è stato un duro colpo per il suo partito dei lavoratori, il PT, che già preparava la festa, ed è stato un grande incoraggiamento per il “bolsonarismo” di cui era invece già stata decretata la morte da gran parte della stampa mainstream. Da oggi in poi i possibili colpi di scena sono tanti, compresa una vittoria di Bolsonaro, impensabile alla vigilia del voto di ieri.

Così come un colpo di scena era stato uno scoop pubblicato dal sito O Antagonista, una bibbia per chi si occupa di politica in Brasile, con esplosive intercettazioni fatte dalla Polizia Federale nell’ambito di un’operazione dello scorso agosto che sventò un’evasione di massa dei membri del Primo Comando della Capitale, il temibile PCC, il più importante gruppo criminale brasiliano. In queste intercettazioni Marcola, il leader del PCC dichiarava che «è meglio Lula al potere, anche se è un imbroglione (pilantra) e una nullità», aggiungendo che sarebbe «meglio lui di Bolsonaro che invece è troppo legato alla polizia e alle milizie», ovvero i gruppi criminali paramilitari che si oppongono al PCC, soprattutto a Rio de Janeiro.

Uno scoop di cui, tuttavia, possiamo solo farvi avere uno screenshot visto che poche ore dopo la pubblicazione, il presidente del Supremo Tribunale Elettorale, Alexandre de Moraes, ha imposto la censura all’Antagonista, definendo il reportage una fake news. In base a che cosa è difficile da capire, essendosi trattato di intercettazioni, scritte ed audio, registrate dalla stessa Polizia Federale.

It’s the economy, stupid

Avventurandoci in un’analisi, sul voto di ieri ha di certo inciso l’economia, con le previsioni di crescita del Brasile per il 2022 che parlano di un Pil che oscilla tra il +2,9 per cento, secondo Goldman Sachs, e il +3,25, a detta di Bank of America. Due valori che supererebbero per la prima volta dopo 41 anni quello della crescita cinese, prevista dalla Banca Mondiale questanno al 2,8 per cento.

Non solo, il presidente in carica ha aumentato dal 1° agosto scorso il salario minimo, il famoso sussidio creato da Lula, il Bolsa Familia” che oggi si chiama Auxilio Brasil”, portandolo a 600 reais (circa 120 euro) con la promessa di aumentarlo ancora, se rieletto, fino a 800 reais. Inoltre ha ridotto le tasse sui carburanti, facendo sì che oggi il Brasile abbia una delle benzine meno care dellAmerica Latina. Se è vera la frase vincente che Clinton disse a Bush, quando lo sbaragliò alle elezioni del 1992, ovvero It’s the economy, stupid, Bolsonaro potrebbe insomma avere più di una chance di rielezione, nonostante Lula continui ad essere favorito.

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