Bossi è stato un politico innovatore. «Chissenefrega» delle storiacce dei famigli

Di Luigi Amicone
12 Aprile 2012
Se solo l’establishment nostrano non fosse stato più indecente di quello ottomano prima della rivoluzione di Atatürk, le riforme che voleva il Nord avrebbero ben figurato in una Seconda Repubblica. L'editoriale del numero 15 di Tempi, da oggi in edicola.

Anticipiamo l’editoriale del numero 15 di Tempi, da domani in edicola.

«Chissenefrega». Come al solito, siamo ben contenti di condividere il giudizio di Giuliano Ferrara sull’ennesima pantomima puliziota. Ha ragione l’Elefante: nella sua furia elementare, da contadino zwingliano, Bossi è stato semplicemente un politico innovatore. Ha dato voce alla gente del suo rione e «ha inventato il Nord» sprigionando l’attesa di riforme vere. Le quali riforme (federalismo, riforma fiscale, revisione costituzionale), dopo la fine ingloriosa della Prima, avrebbero ben figurato in una Seconda Repubblica. Se solo l’establishment nostrano non fosse stato più indecente di quello ottomano prima della rivoluzione di Atatürk.

Le storiacce dei famigli, impacchettate al momento giusto per farci conversazioni telefoniche precise e dettagliate (come si conviene a un menù giudiziario già scritto e a una messe di video già in rete), sono meno che bagatelle. Serviranno a un altro giro di ragionieri che con i loro moncherini puliti verranno eletti ai prossimi consigli di condominio tra astensionismo a mille e baruffe da paese fritto. Questo ci aspettiamo. I barbari che sfondano su tutta la linea. E un tramonto eccitato dal rosso di altre vittime. Ma che non servirà da rimedio per ritrovare il punto di Archimede della crescita. Confusione al Nord, pianti greci al Sud. Con la tecnica andremo al massimo a reggere il nostro cappello di neomendicanti Ue in quel di Berlino. Ci aspettano, speriamo, tempi all’Ambrogio, il politico e governatore romano del IV secolo, fatto vescovo di Milano contro la sua volontà, a furor di popolo e quando non era ancora neanche battezzato. Sì, ci auguriamo un Ambrogio che imponga con la furia popolare e la forza dell’Ideale la piattaforma personale e politica del «non ho niente di cui vantarmi se guardo alle mie azioni. Mi vanto solo di appartenere a Cristo che ha vinto la morte».

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