
Borghi (Il Giornale): «Altro che manovra Monti, la soluzione per l’Italia si chiama Lira»
All’indomani della presentazione alla Camera della manovra del governo Monti sono in tanti a chiedersi come e se si sarebbe potuto fare di più. Radio Tempi ha chiesto all’economista e editorialista de Il Giornale, Claudio Borghi, di esprimere il suo giudizio sui provvedimenti: «L’impostazione della manovra è molto chiara: ci saranno tagli alle pensioni e più tasse. Dal mio punto di vista i tagli sono positivi, perché nascono con l’intento di ridurre le disuguaglianze, soprattutto quelle generazionali, tra i giovani e i meno giovani».
Diversa è invece l’opinione su un altro aspetto della manovra: «Questo provvedimento dal punto di vista delle tasse non funziona. In questo momento ogni tassa in più è recessiva e non è quello di cui abbiamo bisogno. Queste nuove tasse servono? E a cosa? Perché è vero che siamo un paese di evasori, ed è anche vero che abbiamo fatto di tutto per dipingerci così all’estero ma è un fatto che il gettito fiscale su Pil in Italia è ai record in Europa». Questo significa che, aldilà dell’evasione e delle disuguaglianze interne, l’Italia paga in questo momento molte più tasse rispetto per esempio alla Germania. Ogni tassa in più che verrà allocata al paese rispetto al Pil farà arretrare quest’ultimo non permettendo la crescita.
Ma allora cosa sarebbe stato giusto fare? «Prima di tutto bisogna capire se con questa manovra l’Italia riesce a ottenere una garanzia incondizionata del debito da parte dell’Europa. Però, anche in caso di risposta positiva, questa manovra sarebbe comunque un palliativo perché il vero problema è dato dalla moneta unica. La divergenza tra l’economia italiana e quella tedesca è evidente e non possiamo nasconderla, se andremo avanti queste manovre noi diventeremo più poveri e loro più ricchi. La soluzione sarebbe mettere in atto un sistema antidemocratico per andare a colpire tutti gli evasori fiscali, a tappeto, uno per uno, ma sappiamo bene che sarebbe un’operazione lunghissima e faticosissima».
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Meno lungo e faticoso, anche se non privo di problemi, sarebbe invece un ritorno alla Lira, che Borghi auspica da tempo e che permetterebbe all’Italia di uscire dalla crisi economica: «La funzione principale di una moneta è quella di ripagare il debito e serve come stabilizzatore automatico delle divergenze tra le economie nel mondo. L’euro per l’Italia, invece, non serve ne a ripagare il debito ne a stabilizzare l’economia. A questo punto ci sono due possibilità: o ci sono dei trasferimenti interni di capitale tra gli stati (ma non ci sono le premesse), oppure prima o poi le divergenze di economia esploderanno. Quindi o l’Italia diventa efficiente come i tedeschi, modernizzando in tempi brevi il sud, cosa che vedo molto difficile, oppure prima o poi dovremo tornare alla Lira riuscendo così, attraverso una svalutazione, a ottenere l’efficienza che non possiamo ottenere in altro modo».
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