
Bologna referendum paritarie. Qualche numero per capire perché «la sussidiarietà conviene»
Il prossimo 26 maggio a Bologna si vota per un referendum consultivo sui contributi comunali alle scuole dell’infanzia. I promotori del referendum (Comitato art. 33) vorrebbero imporre al Comune la revoca di tali contributi e la “distrazione” delle relative somme (circa un milione di euro) a favore delle scuole dell’infanzia comunali e statali.
Da circa vent’anni a Bologna, come in quasi tutti gli enti locali della regione, è attivo un sistema di convenzioni attraverso il quale il Comune sostiene il servizio pubblico svolto dalle scuole dell’infanzia paritarie.
Palazzo d’Accursio investe circa 38 milioni di euro all’anno per la scuola dell’infanzia, pari circa a:
- 6.900 euro per ogni alunno della scuola comunale
- 600 euro per ogni alunno di scuola paritaria convenzionata
- 700 euro per ogni alunno di scuola statale.
Nell’anno scolastico 2011/2012, gli 8.368 alunni della scuola dell’infanzia sono stati accolti:
- 5.327 (pari al 61%) nelle scuole comunali,
- 1.736 (21%) nelle scuole paritarie convenzionate
- 1.495 (18%) nelle scuole statali.
Alle scuole paritarie, che accolgono il 21% degli alunni, il Comune destina il 2,8% di quanto investe nella scuola dell’infanzia.
Se l’amministrazione comunale accogliesse la proposta dei referendari, con le risorse oggi destinate ai 1.736 alunni delle paritarie riuscirebbe ad attivare appena 145 nuovi posti nella scuola comunale. È evidente che l’esigenza di assicurare a tutti l’accesso alla scuola dell’infanzia impone di proseguire e potenziare la collaborazione tra le varie forme di gestione scolastica (comunale, statale e paritaria) oggi presenti.
La presenza di una pluralità di scuole è un fatto che rappresenta una grande risorsa per le nostre città. Per la storia, per le tante persone che con passione si dedicano ai più piccoli, per la qualità dei servizi, per la possibilità di scelta offerta alle famiglie… e anche per il grande risparmio che le scuole paritarie assicurano alle casse dello Stato e del Comune (la sussidiarietà infatti “conviene”).
Il referendum bolognese ha un valore che va ben al di là dei confini comunali. Non vi è dubbio che i termini ingannevoli utilizzati dai promotori (per la scuola “pubblica” contro la scuola “privata”) mettono a grave rischio l’esito referendario che, avendo natura consultiva, non necessita di un quorum minimo di votanti.
Ci sono comunque già alcuni frutti positivi (di un referendum certamente dannoso), come il coinvolgimento di tante persone su un tema, la libertà di educazione, fondamentale per il nostro paese e la scoperta di molte personalità che, pur provenendo da storie e culture diverse, riconoscono oggi nella sussidiarietà l’unica strada per costruire il bene comune.
Come bolognese e, da un anno, come responsabile di una associazione nazionale di scuole paritarie, avverto l’enorme importanza di questo referendum, per il futuro della libertà di educazione in Italia.
* Marco Masi è presidente Cdo opere educative
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@Pier Luigi Tossani
Giusto.