Boccassini, Lodo Mondadori, delitto Meredith. Ecco cos’è la nostra giustizia

Di Luigi Amicone
04 Dicembre 2011
Ilda la Rossa che s'indigna per le intercettazioni pubblicate sui giornali, Amanda e Raffaele in libertà «per non avere commesso il fatto», quei 560 milioni di Berlusconi a De Benedetti che non si dovevano dare. Ora, dite voi se non è giunto il momento di riformare il mondo delle toghe (e se anche l'Anm desse una mano)

Nelle ultime 24 ore si sono viste e udite cose inaudite e mancanti all’appello da oltre quindici anni.
Cose tipo:

Primo. Che il più ferrigno e implacabile dei magistrati che inseguono Berlusconi dal 1994, Ilda Bocassini (non a caso soprannominata “la Rossa”), ha pudicamente e onorevolmente ammesso in sequenza: 
a) «C’è stato un cattivo uso delle intercettazioni telefoniche da parte della magistratura, ovvero da parte degli uffici del pubblico ministero a livello nazionale».
b) «Anche io, da cittadina, leggendo sul giornale delle cose che non dovrei leggere, m’indigno».
c) «Nel nostro Paese le conversazioni captate diventano uno strumento di lotta politica».

Secondo. Si è appena concluso a Perugia, con l’assoluzione – «perché il fatto non sussiste» – il processo a carico di due giovani che la sentenza di primo grado aveva dichiarato, marchiato e condannato come coppia di efferati assassini.

Terzo. Non si era mai visto in Italia che la parte dell’accusa, non i giornali, non i commentatori, non membri del governo, ma i pubblici ministeri (nel caso i pm che hanno sostenuto l’accusa e la condanna per Knox e Sollecito) accogliessero la sentenza di una Corte con una dichiarazione di completa sfiducia nella giustizia. In particolare, il pm di Perugia Giuliano Mignini, che sin dall’inizio del caso Meredith ha coordinato le indagini e sostenuto l’accusa, ha denunciato «una pressione mediatica inaccettabile, una sentenza annunciata» e «i veri errori dei periti e dei giudici di questa Corte d’Appello».

Quarto. Comunque la si consideri la sentenza della Corte d’Appello di Perugia che capovolge a 180 gradi la precedente, essa dice agevolmente e spettacolarmente l’una delle due: o l’errore di una giustizia che tiene in carcere due innocenti per ben quattro anni, o l’errore di due assassini rimessi in libertà.

Quinto. L’esposto di Marina Berlusconi contro le manipolazioni operate sul dettame di una sentenza della Cassazione che, stando alla documentazione allegata e consultabile anche sul sito di Repubblica, sarebbe stata utilizzata dai giudici per legittimare la condanna della Fininvest di Berlusconi a pagare 560 milioni di euro alla Cir di De Benedetti. È innegabile che, stando alla documentazione allegata all’esposto (vedi in questo sito), nel fornire le motivazioni alla sentenza di condanna i giudici di Milano hanno tagliato il pronunciamento dell’Alta Corte nel passo saliente in cui l’Alta Corte affermerebbe l’esatto contrario di quanto motivato nella sentenza milanese di condanna della Fininvest.

Resta da capire:
a) quando e come, insieme al decreto sullo sviluppo, questo governo si deciderà a trovare il tempo per varare rimedi legislativi a quanto denunciato dalla Boccassini.

b) Quando e come, insieme al rimedio legislativo sulle intercettazioni a mezzo stampa, esaminerà con pacatezza ed equilibrio una riforma della giustizia che scinda le carriere dei magistrati e introduca principi di trasparenza e di responsabilità civile anche per i magistrati.

c) Quando e come, insieme ai comunicati, alle interviste, ai comizi in piazza e in televisione, allo scambio di corrispondenze con alcuni “amici” giornalisti in cui si distinguono alcuni suoi appartenenti, l’Associazione nazionale dei magistrati lancerà una campagna autoriformista per restituire onore e fiducia al potere giudiziario. Campagna che, rivolgendosi a tutta la magistratura e non soltanto alla gran parte di essa che lavora, non cerca dannosi protagonismi e non fa politica, ottenga il ritorno della stessa nell’alveo della Costituzione democratica e repubblicana.

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