Bloomberg perde la battaglia contro le bibite gassate

Di Elisabetta Longo
13 Marzo 2013
La soda-ban per il momento non passerà, grazie al giudice Tingling, che ha stabilito che il divieto salutista di Bloomberg era solo un capriccio

L’American beverage association è la lobby delle bibite gassate. Detiene sotto il suo monopolio bevande zuccherine o light, energy drink. Quando il sindaco di New York Michael Bloomberg ha deciso di mettere al bando le misure extra extra large di bevande (0,476 litri) in vendita per negozi e locali della città, quelli dell’American beverage association gli hanno dichiarato guerra. A maggior ragione visto che elargiscono contributi elettorali per 1,26 milioni di dollari ai politici newyorkesi.

UN CAPRICCIO. La “soda ban”, così si chiamava il provvedimento, sarebbe entrata in vigore oggi, ma la battaglia è stata vinta dalla lobby, che ha ricorso alla Corte Suprema. Il giudice Milton Tingling che la presiedeva ha detto che il provvedimento salutista di Bloomberg era solo un «divieto arbitrario, frutto di un capriccio». La strategia della lobby ha funzionato, visto che sono stati sostenuti anche dal Center for consumer freedom, una sorta di servizio tutela dei consumatori, che ha dichiarato che «è un diritto degli americani poter scegliere come vivere la propria vita, cosa bere e cosa mangiare, come spendere i propri soldi e divertirsi».

BLOOMBERG CI RIPROVA. Il giudice, decidendo di mettere in pensione la legge prima della sua entrata in vigore, ha detto che l’idea del sindaco di NYC violerebbe la disciplina della separazione dei poteri. Bloomberg però non si arrende e annuncia che farà ricorso. Ovviamente, anche in questo secondo turno, l’Aba darà battaglia, visto che se questo scherzetto di Bloomberg entrasse in vigore a loro costerebbe 600 mila dollari di spesa per ritirare dal commercio le bibite incriminate e cambiare tutte le etichette.

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