La preghiera del mattino

I dolori del Pd, finito nelle mani di avventurieri e pagliacci (e prodiani)

Giuseppe Conte
Il presidente del M5s Giuseppe Conte (foto Ansa)

Su Affaritaliani Giuseppe Conte dice: «“Ho sempre detto che per la Lombardia la questione del candidato andava accantonata rispetto al programma: adesso che abbiamo definito e votato il programma, all’ordine del giorno ci sarà anche la questione del candidato” e su questo “ci confronteremo”».

L’avventuriero che guida oggi i 5 stelle sbeffeggia il Pd e spiega che appoggia un accordo democratici-grillini sul programma, ma ha dubbi sul candidato, un Pierfrancesco Majorino già deputato europeo di cui vuole esaminare i comportamenti sul caso Qatar. Quel gruppo di sbandati penetrati da tutte le influenze straniere, a partire da Pechino e da Teheran, messi insieme da un pagliaccio come Beppe Grillo, se ne approfitta alla grande dello sbandamento di una sinistra già mal messa e poi peggiorata dalla guida di un inetto come Enrico Lettino. Una fine preparata con le proprie mani dall’enorme errore del Pd di non andare a votare nell’autunno del 2019. Chi ha paura del popolo non può che finire nelle mani di avventurieri e pagliacci.

* * *

Su Startmag Francesco Damato scrive: «L’intervistatore ha voluto chiedere a Castagnetti se “presto potrebbe rinascere il Ppi”, cioè il partito popolare. “No”, ha risposto Castagnetti con tono, diciamo così, perentorio che però si attenua con questa prosecuzione della risposta: “Sono ancora formalmente il ‘capo’ di un partito che non si presenta da quasi 20 anni alle elezioni e che non intende farlo. A meno che non ci sia una trasformazione genetica del Pd. Ma ci batteremo per evitarla”. Qui finisce l’intervista di Castagnetti, alla quale manca, secondo me, un’altra davvero conclusiva domanda: “E se non riuscirete ad evitarla”, questa maledetta trasformazione genetica? Evidentemente “non ci sarebbe più il Pd, ma un’altra cosa, con tutti i rischi del caso”, per ripetere le parole usate dallo stesso Castagnetti in un altro passaggio dell’intervista già citato. E fra “i rischi del caso” ci sarebbero una scissione e insieme un ritorno in campo elettorale del Partito popolare di cui c’è già “formalmente il capo”, guarda caso: sempre parole dello stesso Castagnetti nella medesima intervista».

Come se ci fosse ancora la Dc, gli eredi dello scudocrociato influenzati da quella trista figura di Romano Prodi fanno tutti i giochi possibili: prodiani come Dario Franceschini appoggiano l’ultradicale Elly Schlein, prodiani come Pierluigi Castagnetti minacciano la scissione se prevarrà la Schlein. Sembra di vivere in un romanzo di Leonardo Sciascia.

* * *

Su Tgcom Giulia Ronchi scrive: «Giornata di disagi per i trasporti a causa dello sciopero che ha bloccato mezza Italia, contro la Manovra. Dal palco del presidio di Roma dello sciopero generale, che ha riguardato 11 Regioni, il segretario della Cgil Maurizio Landini “invoca unità dʼintenti delle sigle sindacali”. “Non facciamoci dividere, perché è il loro gioco. Siamo sulla strada giusta anche se non è semplice né facile. Ho bisogno non solo degli altri sindacati ma anche dell’intelligenza di tutti voi, che siete qui”. “Trovo scandaloso”, continua, “che anche su questo cerchino di dividerci: che la cassa venga fatta sui più poveri, questo davvero mi smuove. Ma davvero il problema del paese è il reddito di cittadinanza?”».

Una volta almeno la sinistra poteva contare sulla Cgil capace di calibrare la forza che raccoglieva con una raffinata sapienza. Ora quel che resta di un grande sindacato ha alla testa un Maurizio Landini che ha proclamato la più decisa forma di lotta, quello che un tempo era evocato come un avvenimento formidabile e drammatico, lo sciopero generale, senza che nessuno di fatto se ne sia accorto. Avete letto un rigo sulla pagina di qualche quotidiano su questo sciopero generale del 16 dicembre? Giusto qualche telegiornale ha dedicato qualche frase al “presidio dello sciopero” durante il quale Landini ha pronunciato le indimenticabili parole che qui riportiamo. Di fronte a simili vicende viene in mente l’Ozymandias di Percy Bysshe Shelley: con la statua del faraone di cui è rimasto solo il piedistallo con su scritto: “Il mio nome è Ozymandias, re dei re: osservate le mie opere, voi potenti, e disperate!”. E commenta il viaggiatore di cui il poeta riporta le parole: «Nient’altro rimane. Intorno al decadimento/ di quel colossale relitto, sconfinato e nudo».

* * *

Su Open Felice Florio scrive: «Il presidente della Campania non lesina giudizi pesantissimi sulla classe dirigente del centrosinistra italiano: “Miserabili sul piano politico, costituito al 99 per cento di presuntuosi e all’1 per cento di nullità politiche, salvo qualche rara eccezione. Indigna che chi ha governato il partito continua a dare le carte, a fare interviste, a assumere incarichi, pur essendo totalmente al di fuori della società italiana, anime morte, seppelliamole”. A margine di un evento alla stazione di Napoli, in cui sono stati presentati dei nuovi treni, De Luca spiega anche di non nutrire molte aspettative dal percorso rifondativo avviato dal Nazareno. “Mi auguro che dal congresso possa arrivare un rinnovamento del Pd, ma è un’impresa quasi impossibile. C’è da augurarsi per l’equilibrio della vita politica italiana che ci possa essere un rinnovamento radicale e totale di tutta la classe dirigente, un’impresa al limite”. “Il presupposto”, continua il campano, “è mettere da parte tutti quelli che in 15 anni sono stati in organismi dirigenti del Pd e nei governi nazionali. Tutti, nessuno escluso. È l’unica possibilità di creare una vitalità di democrazia italiana e una forza progressista che garantisca dialettica politica seria nel paese”. Insiste nel definire “miserabili” i vertici del partito, anche per come è stata impostata la fase congressuale, “costruita su regole demenziali e autoreferenziali. Mi hanno detto che il tesseramento al Pd si paga con la carta di credito, con il Pos, con la motivazione di evitare pacchetti di tessere. Ma non era più semplice obbligare ognuno a fare la tessera di persona? Mi dicono anche di 28 euro per il tesseramento, ma dove vive questo gruppo di miserabili? Un gruppo dirigente miserabile che ha lavorato per anni per creare correnti, e sottocorrenti, gruppi e sottogruppi, del tutto indifferenti al lavoro in territori, a militanza, sacrificio e risultati. Abbiamo avuto dirigenti cooptati, gente senza il voto neanche di loro madre, solo anime morte”».

Personalmente ho molta simpatia per Vincenzo De Luca e per la sua disperazione, che comprendo anche se non sempre mi sembra sia in grado di indicare le vie per superarla.

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.