La preghiera del mattino

L’inspiegabile silenzio intorno alla “misteriosa” crisi del potere di Macron

Emmanuel Macron
Il presidente francese Emmanuel Macron (foto Ansa)

Sul Sussidiario Leonardo Tirabassi scrive: «Se le cose stanno così, comunque vada in Ucraina, possiamo dire che siamo solo al primo atto della sfida. Basta aprire un atlante geografico. Da una parte gli Stati Uniti e i suoi alleati. Dall’altra Russia, Cina, Iran e, perché no?, Turchia. Paesi diversi, con interessi non certo completamente omogenei e sovrapponibili, ma tutti paesi euroasiatici, tutti ex imperi mai stati colonizzati, tutti Stati autoritari, tutti potenze regionali se non mondiali come la Cina, tutti che contestano l’ordine attuale a favore di un multilateralismo».

È evidente come l’aggressione di Mosca all’Ucraina vada contrastata con armi e sanzioni. Ma siamo in una situazione in cui una guerra locale basterà per ricostruire equilibri internazionali che reggano? E siamo sicuri che un’escalation ai confini di una potenza nucleare possa restare a lungo solo un guerra locale? Più in generale si sta delineando un assetto internazionale in grado di sostenere la globalizzazione in atto dominandone le contraddizioni? La messa in movimento di antichi imperi, descritta da Tirabassi, di quello ottomano, di quello persiano, quello russo, con l’entrata nel “mondo” di quello cinese e di quello indiano, potrà veramente essere regolata solo dal cosiddetto ordine liberale, sostenuto da un’idea di diritto senza sovranità, dalle armi e dalla finanza? Stiamo muovendoci verso il futuro o verso il passato? Forse le vecchie arti della politica e della diplomazia, con gli annessi trattati che queste producevano, non sono del tutto obsolete.

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Su Startmag Francesco Damato scrive: «Sergio Mattarella avrà pure abusato del Pd, come gli ha praticamente rimproverato Enrico Letta attribuendo la causa della sconfitta elettorale alle troppe responsabilità di governo assunte in anni di emergenze anche per rispondere alle larghe intese, solidarietà nazionali e simili via via raccomandate dal Quirinale anche prima di mandare a Palazzo Chigi Mario Draghi».

L’altro giorno Luigi Bisignani notava l’acidità di Mario Draghi verso Mattarella, adesso Damato sottolinea quella di Enrico Lettino verso il presidente della Repubblica. L’aver dato troppo ascolto a Ugo Zampetti e l’essersi fatto rieleggere invece di aiutare Draghi a salire sul Colle, sta creando sempre più problemi a un presidente che non è mai stato considerato molto per la sua capacità politica ma solo per la sua intransigenza morale, che pur essendo stata in diversi casi un fattore contingentemente decisivo, non ha mai di fatto risolto le questioni strategiche.

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Su Affaritaliani Pietro Mancini scrive: «Il livello di tensione e sfiducia tra i magistrati, il loro ministro e il potere esecutivo (la “Macronie”, come è definito in Francia) non ha mai raggiunto un tale livello di tensione. La leader di Rn, Marine Le Pen, ha chiesto le dimissioni di Dupond-Moretti, che ha già respinto l’invito. Prima di bacchettare la Meloni, Lawrence Boome avrebbe dovuto leggere il severo commento  del quotidiano Libération: “Da dove viene questa diffidenza nei confronti di Emmanuel Macron, che risale a ben prima della vicenda Dupond-Moretti? Mistero. In ogni caso, il presidente è arrivato all’Eliseo, nel 2017, coronato dai suoi discorsi elettorali sulla ‘Repubblica esemplare’. Ha lasciato il posto a una ‘Repubblica di sfiducia’, di cui nessuno deve rallegrarsi”».

È incredibile come solo su qualche sito Internet si colgano gli elementi di una nuova crisi del potere francese sotto il duro attacco della magistratura al ministro della Giustizia del governo di minoranza scelto da Macron e al potentissimo segretario dell’Eliseo. Da dove viene questa incalzante iniziativa contro Macron? Libération scrive: mistero. Se ci fosse ancora una qualche stampa interessata a capire e spiegare il mondo, questo “mistero” magari potrebbe essere indagato.

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Su Huffington Post Italia Alfonso Raimo scrive: «Giuseppe Conte non è più straniero nella piazza rossa della Cgil. Il leader M5s si presenta all’ultimo momento, poco prima che dal palco prenda la parola Maurizio Landini. “Ha deciso quando ha capito che Letta non ci sarebbe venuto”, dicono i boatos dell’organizzazione. Vero o no, la cinghia di trasmissione della Cgil se ancora gira, gira per il M5s”».

Conte ha oggi un notevole spazio grazie al sempre più stordito Enrico Lettino, che mentre ogni giorno dà lezioni di atlantismo a tutti, poi chiede di coordinare con i 5 stelle l’opposizione al governo Meloni. Chissà se qualcuno gli ha spiegato che la politica è innanzi tutto politica estera e se il suo amico Romano Prodi gli ha raccontato di quel partito cinese in Italia che lui in qualche modo sostiene e che ha la sua testa nell’asse D’AlemaConteGrillo.

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