La preghiera del mattino

Il ritorno della politica manda i tecnocrati nel pallone. Vedi Macron sui migranti

Emmanuel Macron
Il presidente francese Emmanuel Macron (foto Ansa)

Su Strisciarossa Pier Virgilio Dastoli scrive: «Il sostegno del Ppe al governo Meloni, espresso prima e dopo le elezioni del 25 settembre, potrebbe preludere ad un accordo politico fra i popolari di Manfred Weber e il gruppo dei Conservatori e riformisti di Giorgia Meloni e del premier polacco Mateusz Morawiecki, se non addirittura all’adesione di Fratelli d’Italia al Ppe. Se si confermasse nel tempo l’attuale trend di crescita di Fdi e di calo progressivo della Cdu anzi, potrebbe anche darsi il caso che la formazione di Meloni diventasse, dopo le elezioni europee nel 2024, la più forte componente nazionale del Ppe. Questa intesa tra i popolari e la destra si potrebbe consolidare in una “candidatura di coalizione di centrodestra” Ppe-Ecr con la scelta dell’attuale presidente del Pe Roberta Metsòla come Spitzenkandidatin in un quadro politico mutato nel Consiglio europeo dove i leader del Ppe e dell’Ecr sarebbero ora la maggioranza. Che fare di fronte a questa prospettiva, rafforzata dalla creazione di governi di coalizione di centrodestra o di destra-centro in un numero crescente di paesi europei? Una risposta auspicabile è che i partiti progressisti e innovatori cominciassero a lavorare politicamente a livello europeo per la creazione di una coalizione “semaforo” (rossa-verde-gialla) sul modello di quella che è stata formata in Germania dopo le elezioni federali nel settembre 2021 con l’alleanza fra Spd, Verdi e liberali».

Un osservatore intelligente di quel che avviene a Bruxelles e dintorni come Dastoli spiega come stia evolvendo la politica nell’Unione Europea. Si sta formando una forte corrente politica che comprende conservatori moderati come molti di quelli del Ppe e più radicali come quelli dell’Ecr, e, secondo il commentatore di Strisciarossa, sarebbe opportuno contrapporre a questa tendenza un’ampia alleanza tra socialdemocratici, ecologisti di sinistra e liberal. Sono osservazioni ragionevoli che però andrebbero liberate da una sorta di appello al fronte popolare (in parte presente in Dastoli) contro la minaccia reazionaria. Dopo anni di consociativismo benedetto da una burocrazia tecnocratica, il ritorno di una discussione pubblica tra correnti politiche concorrenti sarebbe una vera e grande occasione, l’unica via seria per aiutare una nuova fase d’integrazione continentale.

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Su Open Alessandro D’Amato scrive: «Subito dopo la circolazione della notizia dell’assegnazione del porto di Tolone infatti l’estrema destra si è precipitata all’attacco di Macron. Guidata ovviamente da Marine La Pen: “Accettando per la prima volta che una nave sbarchi dei migranti in un porto francese, Macron lancia un drammatico segnale di lassismo”, ha protestato la capogruppo del Rassemblement National. “Con questa decisione Macron non potrà più far credere a nessuno che intende porre fine all’immigrazione massiccia ed anarchica”. Si è fatto sentire anche il suo rivale Éric Zemmour, fondatore di Reconquête: “È irresponsabile, immorale e contrario alla volontà popolare e anche all’umanità che dovrebbe dissuadere queste traversate ad ogni costo”. Ma soprattutto, le critiche sono arrivate anche dai repubblicani: “Accogliendo l’Ocean Viking a Tolone, il governo francese si rende complice dei trafficanti. Bisogna rispedire le navi nei loro paesi di provenienza. Nessun porto francese deve diventare la nuova Lampedusa d’Europa”, ha detto il “falco” Éric Ciotti».

La base politica di Emmanuel Macron è sempre più ristretta perché in Europa si sta affermando una vera dialettica politica e i pasticci tecnocratici hanno ormai il fiato corto. A Roma, soprattutto da parte di Matteo Salvini sempre concentrato sulla propaganda invece che sulla politica, non si è tenuto conto della debolezza del presidente francese e si è contribuito a determinare Oltralpe un cortocircuito tra impegni internazionali e politica interna, questo anche perché la Francia è una nazione e non un’espressione geografica come tanti quotidiani mainstream vorrebbero che l’Italia continuasse a essere.

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Su Huffington Post Italia scrive Angela Mauro: «“In soli 20 giorni, Meloni è riuscita a distruggere l’eccellente lavoro che Draghi ha fatto in un anno e mezzo. L’Italia con Draghi era leader europea. In 20 giorni Meloni è riuscita a metterla in isolamento”. Per Sandro Gozi, eurodeputato di Renew Europe eletto in Francia, ora però il governo dovrebbe cercare di lavorare per far sì che la crisi con Parigi sui migranti non si allarghi ad altri campi».

Ecco le parole di un perfetto esponente di quelle compagnie di ventura che hanno largamente sostituito la sinistra italiana, al servizio ora di Franza ora di Alemagna, incapaci di difendere, insieme a un punto di vista politico, gli interessi generali del proprio paese.

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Su Formiche l’ambasciatore Alessandro Minuto-Rizzo, presidente della Nato Defense College Foundation e già vicesegretario dell’Alleanza atlantica dice: «L’Italia è un paese particolare, membro fondatore della Nato che ha sempre partecipato in maniera sostanziale a tutte le operazioni dell’Alleanza e che ha sempre avuto tutte le carte in regole. E tuttavia è un paese che non ha mai battuto i pugni sul tavolo, avendo sempre seguito la linea atlantica, senza che in passato si siano profilate grandi iniziative di marca italiana. Un buon alleato, in sostanza. Ora c’è questo nuovo governo di destra, che è stato venduto abbastanza male in giro per il mondo, e di conseguenza la visita del segretario generale serve sicuramente anche per capire in che direzione volgiamo andare. C’è da aggiungere che Fratelli d’Italia ha sempre storicamente mantenuto una posizione atlantica, e di conseguenza il presidente del Consiglio non dovrà sforzarsi per convincere Stoltenberg del mantenimento della linea atlantista del nostro paese».

Nel momento in cui la Germania preferisce gli armamenti americani a quelli francesi, il rapporto speciale che Roma sta costruendo con Washington è un altro fattore che fa crescere il nervosismo di Parigi.

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