
La preghiera del mattino
Il dramma che sfugge ai nuovi “sonnambuli” d’Occidente (Macron, Schlein, eccetera)

Su Atlantico quotidiano Michele Marsonet scrive: «L’amministrazione Biden ha perduto di recente un alleato chiave per gli Usa come l’Arabia Saudita, che si è accordata con l’Iran khomeinista grazie alla mediazione di Pechino. Traballano anche altri alleati un tempo fondamentali come la Turchia di Erdogan, e nazioni importanti dell’America latina quali Brasile, Argentina e Messico. Per non parlare dell’India di Narendra Modi, sempre in bilico tra Occidente e Oriente, ma pure attentissima alle relazioni politiche ed economiche con le autocrazie. Probabilmente il caso tragico di Hong Kong ha ingannato tutti, inducendo a credere che le opinioni pubbliche dei paesi dominati da regimi illiberali fossero pronte a scuotere il giogo e ad abbracciare la democrazia liberale. Non è così, purtroppo. Abbiamo scordato che nella ex colonia britannica gli inglesi avevano lasciato i semi del multipartitismo e dello stato di diritto. Occorre quindi pensare a nuove strategie per evitare il crescente isolamento occidentale».
Il quadro internazionale che illustra Marsonet è eloquente, e prima se ne prende atto, meglio è.
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Su Scenari economici Giuseppina Perlasca scrive: «Durante i precedenti scontri di questo mese ad al-Aqsa, il ministero degli Esteri cinese ha rilasciato una dichiarazione in cui si leggeva: “Chiediamo a tutte le parti, in particolare a Israele, di mostrare calma e moderazione e di fermare immediatamente tutte le parole e le azioni che potrebbero aumentare le tensioni”. Questo a seguito di un video virale che mostrava la polizia picchiare i fedeli musulmani all’interno della moschea per aver sfidato il rigido coprifuoco sul Monte del Tempio».
Se a Pechino riuscisse anche la mossa di mediare tra palestinesi e israeliani, l’Occidente subirebbe un altro duro colpo.
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Su Formiche Fabrizio Coticchia, docente di Scienza politica all’Università di Genova, dice: «L’Italia ha tre ambiti geografici sul banco dell’analisi per la politica estera e di difesa, al di là di quelli tradizionali che sono i legami transatlantici ed europei: il Mediterraneo allargato, definita l’area vitale per gli interessi nazionali; il fronte orientale dell’Unione Europea in seguito alla guerra in Ucraina; l’Indo-Pacifico, come dimostrano per esempio le parole di Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, in India, l’impegno militare limitato ma crescente nella regione, gli interessi commerciali e quello che alcuni autori chiamano followership, cioè seguire l’alleato maggiore, gli Stati Uniti».
È rilevante lo sforzo che sta producendo il governo Meloni per costruire una strategia “occidentale” che contenga i rischi degli scenari prima evocati, e lo sta facendo in diverse aree: mediterranee, africane, nell’Indo-Pacifico, nel Maghreb.
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Su Dagospia si riprende un articolo di Massimo Gramellini per il Corriere della Sera dove si scrive: «Nella prima conferenza stampa da segretaria del Pd, Elly Schlein si è ben guardata dal dire quello che pensa, cioè che è contraria a mandare armi all’Ucraina, a costruire un termovalorizzatore a Roma, a vietare la gestazione per altri e a sopprimere l’orsa del Trentino. Ha invece affermato che “bisogna sostenere il popolo ucraino senza aumentare la spesa militare” (tradotto: nessun addio alle armi, scusate), che sul termovalorizzatore ha “ereditato una scelta già fatta” (non voteremo coi Cinquestelle, ma restiamo amici), che è “personalmente favorevole alla gestazione per altri, ma disponibile al confronto” (non se ne fa niente, almeno per ora)».
La consapevolezza della drammaticità del quadro internazionale, che si cerca di richiamare con le note precedenti, non pare essere ben presente a molti soggetti della politica occidentale: a parte quella spaesata di Elly Schlein, ben ritratta da Gramellini, anche personalità di ben altro livello come Emmanuel Macron, anteponendo di fatto l’identità europea all’alleanza atlantica, indeboliscono la capacità occidentale di influire in un mondo così tempestoso. Anche nel Parlamento europeo il far prevalere la campagna elettorale per il 2024 con una certa concezione ideologica invece che liberale dei diritti, è il segno che non si ha piena coscienza di quel che sta avvenendo in giro per il Pianeta. Politici d’inizio Novecento che si comportarono come quelli che in queste note richiamiamo, vennero definiti “sonnambuli” per come, senza neanche accorgersene, portarono l’Europa alla Prima Guerra mondiale.
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