
Lettere al direttore
I parlamentari ultrà che non vogliono ascoltare Zelensky

Caro direttore, leggo che alcuni parlamentari non saranno presenti in aula per ascoltare in videocollegamento il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. I giornali riportano questi nomi: Gabriele Lorenzoni, Simone Pillon, Enrica Segneri, Veronica Giannone, Matteo Dall’Osso, Emanuele Dessì, Gianluigi Paragone, Vito Comencini, Vito Petrocelli, Bianca Laura Granato. Si tratta di leghisti, molti cinquestelle (attuali o ex) che ritengono che l’intervento di Zelensky sia «inopportuno», che non favorisca la pace e il dialogo, che sarebbe giusto ascoltare anche la controparte russa. Fatico davvero a comprendere il senso di questi forfait.
Alda Farinelli via email
Sono tutte chiacchiere senza senso, cara Alda. Si può anche avere perplessità sulla gestione del conflitto da parte del presidente ucraino, avvertire una certa retorica nelle sue parole (pare che gli autori dei suoi discorsi siano gli stessi che scrivevano le sceneggiature della serie tv di cui fu protagonista), non ignorare che vi sia un “effetto show” in questi suoi videocollegamenti; ma tutto questo non può giustificare l’assenza per motivi ideologici. Così facendo, a parte un po’ di visibilità per loro, cosa sperano di ottenere i nostri parlamentari? Zelensky è il presidente ucraino, è il rappresentante di quel popolo che è stato aggredito e muore sotto le bombe russe. Loro sono i rappresentanti del popolo italiano: è un loro dovere accogliere, ascoltare e, eventualmente, dissentire. Altrimenti, che ci stanno a fare in parlamento, gli ultrà? Mi auguro che, alla fine, i deputati e senatori da lei citati ci ripensino. Non presentarsi in aula è solo un comportamento infantile, ideologico, stupido. E in questo momento serve tutto tranne che la stupidità.
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Caro direttore, un’esplosione di bene di allegria di pace! Un popolo in cammino… Così è stata la giornata del 16 marzo scorso a Roma col Papa per i 50 anni della scuola “La Zolla”. Non saprei definire in altro modo l’evento di 2.000 tra ragazzi, insegnanti, genitori e nonni che hanno invaso la basilica di San Pietro ascoltando le parole del Papa e pregando insieme per i bambini ucraini. Molti esibivano striscioni con il motto ”Stupiti e Grati” ricordando a tutti che solo lo stupore conosce. È proprio lo stupore la chiave per capire come una piccola scuola, nata nel 1972 a Milano da 8 famiglie e 8 bambini con molto entusiasmo e poche risorse, abbia potuto attraversare 50 anni di storia fino ad arrivare ad oggi a 1.500 alunni dalla materna alla media inferiore. Occorre riandare alle origini, ai lontani anni 70 quando un gruppo di famiglie amiche avendo incontrato al liceo don Luigi Giussani come insegnante di religione aveva scoperto il fascino di una fede che si legava alla vita di una comunione vissuta che teneva insieme e dava significato a tutti gli aspetti della esistenza. Quel gruppo di famiglie al momento di decidere una scuola per i propri figli aveva desiderato con “ingenua baldanza” riproporre loro una vita di comunione testimoniata da adulti che la incarnavano in una cultura consapevoli che spetta alla famiglia e non allo Stato l’educazione dei figli e la libertà di una scuola fondata sulla alleanza tra insegnanti e genitori. Passo dopo passo attraverso non poche difficoltà quella piccola scuola è cresciuta diventando una presenza significativa nella città di Milano in grado di raccogliere le sfide del presente senza mai dimenticare lo stupore degli inizi. Quello stupore nasceva tra famiglie attratte da Gesù e come ci ricorda don Massimo Camisasca, «le parole del Maestro ne costituivano l’anima segreta». Ciò che permetterà il futuro di quest’opera sarà una coscienza rinnovata che niente nasce pienamente da noi e tutto ha origine da Signore attraverso coloro che Lui ha scelto.
Marinella Senn via email
Grazie Marinella per questa lettera. C’è dentro tutto: entusiasmo per un compito, gratitudine per una storia, intelligenza per il futuro.
Foto Ansa
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