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L’ente cinese preposto alla censura censura il proprio inno che esalta la censura
Sembra una barzelletta, ma non è così. L’amministrazione cinese del cyberspazio – quella incaricata dal governo di controllare internet e, soprattutto, di applicare la rigidissima censura verso ogni contenuto che potrebbe anche solo sembrare una critica al partito comunista – ha commissionato a pezzi da novanta della musica cinese di realizzare un inno propagandistico all’ente statale (e quindi alla censura), per poi censurarlo su internet.
GRANDI FIRME. L’aulico e pomposo testo della canzone è stato scritto da Wang Pingjiu, che tra i suoi precedenti lavori annovera Pechino vi accoglie, il motivo scritto per la delegazione di atleti cinesi che ha vinto le Olimpiadi del 2008 nella capitale cinese, e Il mondo guarda la Cina, realizzato per l’Expo di Shanghai. La musica esageratamente epica e patriottica ogni oltre ragionevole motivo è invece stata composta da Zhao Jialin, che ha lavorato alla hit planetaria dei Chopsticks Brothers Piccola mela (Xiao Pingguo).
«CYBERPOTERE». Il ritornello della canzone recita così: «Cyberpotenza: dove c’è internet, c’è speranza e gloria. Cyberpotenza: dal cosmo distante alla nostra amata casa. Cyberpotenza: dite al mondo che il Sogno cinese sta innalzando la Cina. Cyberpotenza: io rappresento il nostro paese nel mondo».
AUTOCENSURA. La canzone, intitolata “Lo spirito dell’amministrazione del cyberspazio”, è stata lanciata in occasione dell’anno lunare (siamo appena entrati nell’anno della Capra). Subito centinaia di utenti cinesi l’hanno postata su internet, spesso deridendola per l’eccessiva pompa con cui è stata realizzata. Cosa ha fatto dunque l’Amministrazione? L’ha prontamente censurata, senza rendersi conto probabilmente che così censurava se stessa.
GRANDE MURAGLIA DIGITALE. Cose che succedono da quando Lu Wei è diventato il nuovo inflessibile capo dell’ente statale. Sotto la sua guida, la Grande muraglia digitale con cui Pechino controlla tutto quello che succede col web, impiegando due milioni di dipendenti e decidendo quali siti possono essere letti e quali no, cosa può essere pubblicato e cosa no, è diventata ancora più alta. Quasi ogni accesso a Google è stato vietato, Gmail, mail di Apple e quella di Microsoft sono inservibili e tutti gli utenti di blog, microblog e chat dovranno registrarsi con il proprio vero nome, promettendo nero su bianco di non scrivere niente che possa turbare il regime. Inoltre, ogni post possibilmente “pericoloso” per la “stabilità” del paese, viene prontamente cancellato. L’ente preposto alla censura non poteva farsi miglior pubblicità se non censurando il proprio inno che esalta la censura.
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2 commenti
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La cosa buffa della censura cinese è che scatta solo su questioni di tipo politico o religioso, quando si tratta di scaricare illegalmente film o giochi per computer allora la censura non chiude un occhio, li chiude tutti e due, persino dall’Italia si può impunemente scaricare di tutto mentre i censori si fanno un pisolino in barba ai diritti d’autore occidentali.
Questo ente è seriamente candidato all’Ig Nobel per la pace.