
Good Bye, Lenin!
Nuovi documenti sull’omicidio di padre Jerzy Popiełuszko
All’Istituto polacco della Memoria nazionale (IPN) sono stati consegnati, provenienti dalla procura di Varsavia e dall’archivio centrale della polizia, numerosi materiali legati all’omicidio di padre Jerzy Popiełuszko, trucidato dai servizi di sicurezza comunisti nell’ottobre 1984. Si tratta di centinaia di documenti riguardanti sopralluoghi, ispezioni, l’autopsia e altre perizie, deposizioni di imputati e testimoni cui si aggiungono fotografie, ritagli di giornali e lettere di cittadini che chiedevano giustizia. Tra gli oggetti consegnati all’IPN vi sono la giacca che indossava l’autista del sacerdote, Waldemar Chrostowski, il quale, ex-istruttore dei parà, era riuscito a salvarsi gettandosi dall’auto in corsa e a dare la prima notizia del rapimento, e alcune agendine con appunti e contatti telefonici dello stesso Popiełuszko.
Inoltre vi sono le trascrizioni di omelie (probabilmente inedite) e di altre intercettazioni, e la corrispondenza tra il ministero degli Interni e l’episcopato che veniva invitato a «rimettere in riga» il sacerdote considerato troppo vicino al sindacato indipendente Solidarność. Dai documenti riguardanti la prima indagine a suo carico, archiviata nell’84 in occasione dell’amnistia, e in cui lo si accusava di aver «abusato della libertà di coscienza e di confessione contro gli interessi della Repubblica popolare», sarà possibile far ulteriore luce sulle attività di sorveglianza svolte su di lui prima ancora che venisse considerato una persona «pericolosa».
Questi documenti dovrebbero permettere anche di stabilire eventuali responsabilità nei confronti dei funzionari del regime comunista che hanno guidato i diretti esecutori dell’omicidio: a 34 anni di distanza, infatti, non è ancora stato ufficialmente stabilito né quando né da chi fu presa la decisione di eliminare don Jerzy e nemmeno la data precisa della morte (19 o 25 ottobre?), anche se è evidente che l’intera vicenda è il culmine di un più ampio contesto di eventi che hanno preceduto l’omicidio, e «puntano» al Dipartimento IV del ministero dell’Interno e alle sue attività non ordinarie, preposte alla lotta contro la Chiesa cattolica. Nel processo di Toruń per l’omicidio vi furono quattro condanne: nei confronti del colonnello Adam Pietruszka (cond. a 25 anni, in libertà dal ‘95), del capitano Grzegorz Piotrowski (cond. a 25 anni, in libertà dal 2001) e dei tenenti Leszek Pękala e Waldemar Chmielewski (cond. rispettivamente a 15 e 14 anni, in libertà dall’89-90). Successivamente sono stati implicati nel caso i generali Władysław Ciastoń e Zenon Płatek (quest’ultimo scomparso nel 2009), entrambi assolti.
I materiali possono essere interessanti non solo a livello giudiziario ma soprattutto per comprendere meglio il meccanismo del potere totalitario che ha dominato la Polonia dal dopoguerra all’89. «Il motivo che ha scatenato la persecuzione contro Popiełuszko – disse il postulatore della causa di beatificazione – è stato l’odio verso ciò che definiamo fede. …Vicino a don Jerzy le persone si liberavano dalla paura, e i tiranni si fanno prendere dal panico quando la gente smette di aver paura». In questi giorni il cardinale Nycz di Varsavia, durante la messa nella chiesa dei Santi Martiri a Bydgoszcz – dove padre Jerzy celebrò per l’ultima volta, – ha ripetuto l’invito tanto caro al beato a «vincere il male con il bene», e ne ha incoraggiato la canonizzazione.
Foto Ansa
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