La preghiera del mattino

La crisi di Francia e Germania e il nuovo possibile ordine europeo

Macron Meloni Francia Italia
Il presidente francese Emmanuel Macron con la premier italiana Giorgia Meloni (foto Ansa)

Sul Sussidiario Giulio Sapelli scrive: «Insomma, i francesi vogliono che il nucleare sia al centro della transizione energetica, i tedeschi tengono il punto sul termodinamico da fonti fossili, noi italiani ci allarghiamo con il biofuel e mentre tutti discutono, i tecnocratici ignoranti e fanatici emanano regolamenti anti-industriali. Chissà cosa preparano in campo politico-industriale rispetto al debito e agli aiuti di Stato».

La crisi della resistibile leadership franco-tedesca messa insieme da Angela Merkel prima con Nicolas Sarkozy e poi con Emmanuel Macron (lasciamo perdere il povero François Hollande), oggi pare proprio non funzionare più di fronte alla guerra in Ucraina e alla sfida globale di Pechino (che ha tra l’altro proprio nell’Africa già egemonizzata dai francesi uno snodo strategico particolarmente rilevante). Diviene dunque sempre più complicato rimettere insieme un direttorio a due che condizioni tutto il Continente. C’è quindi, in questo contesto, forse, la possibilità di ricomporre un ordine europeo rispettoso dei vari interessi degli Stati membri dell’Unione. Naturalmente il percorso per costruire una vera unità europea non sarà semplice, si considerino ad esempio le mosse di uno dei guru della radical-burocrazia bruxellese, Frans Timmerman, che tenta di allettare Berlino e di schierarla a corpo morto in difesa della tecnocrazia ignorante fanatica di cui scrive Sapelli.

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Su Startmag Pierluigi Mennitti scrive: «L’ondata di vendite che ha investito Deutsche Bank nel venerdì nero della Borsa (non solo) tedesca occupa molto spazio sulle prime pagine dei giornali del fine settimana, ma non quello principale, conteso da due argomenti che in Germania rubano la scena. Uno politico: il programmato vertice domenicale di governo, giornata insolita, per provare a dirimere le troppe questioni che dividono i ministri e i partiti della maggioranza e ritrovare una linea comune per il prosieguo della legislatura. L’altro economico-sociale, con il grande sciopero (quasi) generale dei trasporti pubblici, destinato a paralizzare nel primo giorno della nuova settimana traffico aereo e ferroviario del paese e buona parte della mobilità urbana cittadina. Trovare un treno in partenza sui binari o cercare di arrivare in uno degli aeroporti risparmiati dallo sciopero lunedì prossimo è per il cittadino comune una preoccupazione più alta di quella del crollo delle azioni delle banche.

Mennitti elenca bene alcune di quelle difficoltà strutturali della Germania, che difficilmente consentiranno ai tedeschi di ritentare la via dell’egemonismo mercantilistico-bottegaio, privo di strategia, prevalso sotto la direzione della Merkel.

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Sulla Zuppa di Porro Corrado Ocone scrive: «Surreale è che le si imputi di aver ricordato ieri alle Fosse Ardeatine che i 335 innocenti trucidati dai nazisti lo furono in quanto italiani e non in quanto antifascisti, quasi che la guerra non fosse una guerra fra Stati (e quasi come se gli antifascisti non fossero italiani, come ha ricordato in una replica stizzita la stessa Meloni). La Meloni ha detto: “La memoria non sia mai un puro esercizio di stile ma un dovere civico da esercitare ogni giorno”. Cosa doveva dire di più? Ha anche detto: spetta a tutti noi ricordare quei martiri e raccontare in particolare alle giovani generazioni cosa è successo in quel terribile 24 marzo 1944».

La Meloni dicendo che i nazisti tedeschi hanno compiuto alle Fosse Ardeatine una rappresaglia largamente indifferenziata contro gli “italiani” fa un duro affondo contro il fascismo repubblichino (fascismo repubblichino che pure è alla base della formazione del Msi, partito in cui si è formata la premier italiana) perché lo accusa di fatto di essere stato (come fu) l’esecutore degli ordini di un invasore. Insomma la Meloni separa, ancora di fatto, la difesa degli interessi nazionali da quella del regime fascista. Perché c’è invece una parte della nostra stampa, nel passato, più autorevole che s’imbizzarrisce in modo ossessivo sulle parole della premier italiana? Qualche materialista volgare potrebbe notare che in certe storiche testate nazionali più impegnate in deliri antimeloniane, la proprietà di nome è italiana, ma di fatto è strategicamente legata a interessi stranieri.

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Su Formiche Francesco De Palo scrive: «L’incontro a due con il presidente francese Emmanuel Macron porta in dote due segmenti complessi, come migranti e nucleare, su cui esiste un terreno comune di progettazione e iniziative. Ne hanno parlato in occasione del colloquio avuto ieri sera, nel quadro del Consiglio europeo di Bruxelles, al pari della delicatissima situazione sul piano geopolitico. Quando Meloni osserva che “mi pare ci sia voglia di collaborare su materie di importanza strategica, sicuramente per Italia e per la Francia” il riferimento è non solo alla questione migratoria (“sulla quale registro una grande disponibilità ad affrontare la questione in modo strutturale da parte del presidente Macron”), ma anche alle materie industriali. Ovvero gli interessi nazionali dei due paesi possono coincidere al fine di affrontare sfide comuni».

In una situazione internazionale così complessa e in movimento, gli stessi materialisti volgari di cui riportavo le rozze analisi sugli orientamenti di settori “autorevoli” della nostra stampa, consigliano a chi difende interessi stranieri, di farlo ma con cautela. Insomma, fate pure il vostro sporco lavoro ma come diceva Talleyrand: “Surtout pas trop de zèle”.

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