
(Cine)Fumetto – Black Panther e Wakanda, ovvero più nazione e meno supereroi
Dimenticate Ant-Man. Lasciate perdere Thor. Non fatevi influenzare dai Guardiani della Galassia. La Marvel decide dinuovo di scompaginare le carte e propone un tassello del grande mosaico del MCU (Marvel Cinematic Universe) cambiando prospettiva. Black Panther infatti non racconta tanto di un supereroe, ma di una super nazione, agganciandosi al respiro e alle idee presenti nella cultura afro-americana da anni. Al centro del film vi è infatti Wakanda e la sua cultura, un piccolo staterello isolato e che, grazie al prezioso metallo vibranio, è diventato tecnologicamente evoluto. Nato nel fumetto di Stan Lee e Jack Kirby nel 1966, rappresenta proprio questo: un’utopia africana, una sorta di Xanadu che possa diventare un sogno per l’antico continente.
La pellicola da questo punto di vista è grandiosa, un tripudio di costumi magnifici, capigliature estrose, donne e uomini bellissimi, paesaggi e panoramiche mozzafiato. Il tutto che esalta un’Africa realistica e allo stesso tempo immaginifica, e che ne mostra anche le estreme contraddizioni. Le tribù in cui Wakanda è divisa, e spesso in conflitto tra di loro, sono uno specchio delle divisioni di cui l’Africa soffre. Il regista Ryan Coogler (classe 1986, afroamericano, già regista di Creed) sceglie di sottolineare più la cornice, e meno sul protagonista, e non sbaglia. Infatti vediamo molto i riti del piccolo paese, le tradizioni, la corte che si schiera attorno al re, la guardia femminile, le lotte dinastiche e quant’altro, in un appassionante affresco che ci fa desiderare di conoscere di più di Wakanda. Spiccano per carisma e forza scenica Lupita Nyong’o e Danai Gurira, rispettivamente spia e generale della guardia armata. Interessante anche il cattivo, interpretato da Michael B. Jordan (già protagonista di Chronicle): un africano nato in America, un esponente di seconda generazione sballottato tra antiche e nuove tradizioni, bloccato in una sorta di limbo. È un chiaro rimando alla difficile situazione odierna dell’integrazione, tanto negli USA che in Italia, peccato che il concetto avrebbe potuto essere utilizzato meglio.
Il resto è film Marvel di ordinaria amministrazione, fatto di inseguimenti, scene d’azione in giro per il mondo e collegamento con le altre opere, in particolare Capitan America: Civil War. Il protagonista, ovvero il Principe T’Challa alias Black Panther interpretato da Chadwick Boseman, pur dotandolo di carisma, non è mai così centrale, forse troppo calato nel suo ruolo di reale e di capo di stato, tra James Bond (netta la citazione a Q con la presentazione di gadget tecnologici) e Zorro. Ma è invece centrale l’aspetto politico concentrato in Wakanda, nella sua storia e nelle sue tradizioni, tra i tamburi battenti delle musiche e la solennità degli archi, in un esotico richiamo che crea nello spettatore un immediato mal d’Africa. Le scene più spirituali sono particolarmente ispirate, con un tema musicale davvero intenso e qualche rimando al Re Leone, specie nel rapporto con il visir religioso Zuri.
Black Panther è senz’altro il film più politico uscito dai Marvel Studios, lucido e netto nel delineare T’Challa e Wakanda come espressioni di un black power fiero e lucido, ricco ed orgoglioso. La pellicola si interroga sulle responsabilità di ognuno di noi, dal più potente al meno influente, invitando tutti a dare una mano, in ogni modo. Ecco perché il respiro del film è in bilico tra passato e futuro, tra affascinanti e mistiche tradizioni sospese nel tempo a rutilanti astronavi e avveniristici gadget. Un film ambizioso, che non gestisce appieno la sua durata, un po’ eccessiva, ma che senz’altro stupisce per spirito e cura dei dettagli, donando ad ogni momento un feeling particolare. In questo è la forza del film, e che segna l’ennesimo punto a favore dei Marvel Studios. Il prossimo capitolo, il colossale Avengers: Inifnity War, sarà il degno coronamento di una strategia produttiva unica e vincente. Mentre noi, che pensavamo di non aver bisogno dell’ennesimo supereroe in calzamaglia, ci troviamo già orfani di un’invenzione straordinaria di un paese come Wakanda.
Black Panther (2018), regia di Ryan Coogler, con Chadwick Boseman, Lupita Nyong’o, Danai Gurira, Michael B. Jordan, Martin Freeman e Andy Serkis, Disney – Marvel, dal 14 febbraio nei cinema.
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