La debacle di Biden sui migranti: resta il limite «razzista» di Trump

Di Leone Grotti
21 Aprile 2021
Il presidente democratico rinnega una delle sue principali promesse elettorali e non alza il limite degli ingressi legali a 62.500. La base si rivolta: «Dimmi che non è vero Joe»
Il presidente americano Joe Biden durante un incontro nello Studio Ovale della Casa Bianca negli Stati Uniti

In campagna elettorale Joe Biden aveva fatto una promessa solenne sui migranti al popolo americano: alzeremo la soglia dei rifugiati che possono entrare negli Stati Uniti. Non più i risicati 15 mila ingressi decisi dalla politica «razzista e xenofoba di Trump», ma 62.500 entro l’1 ottobre. Una misura ponte destinata a salire prima della fine dell’anno a 125 mila ingressi. I liberal e i media di tutto il mondo andarono in solluchero. A febbraio l’amministrazione Biden confermò davanti al Congresso la promessa. Ma due mesi dopo la penna del presidente non aveva ancora firmato l’ordine esecutivo. A chi chiedeva se il presidente democratico ci stesse ripensando, la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki rispondeva beffarda: «Assolutamente no. Manterremo l’impegno». Ora il castello di carte è crollato: il limite rimane quello di Trump «per ragioni umanitarie».

«Biden, mantieni la promessa!»

Stephen Miller, l’architetto delle politiche immigratorie di Trump, è considerato alla stregua di un demonio negli ambienti democratici. Che Biden abbia confermato la sua politica è per tanti liberal insopportabile. Non a caso la stellina democratica Alexandria Ocasio-Cortez si è subito scagliata contro il presidente: «È una misura completamente sbagliata. Mantieni la promessa!». Ma la promessa non verrà mantenuta e lo stesso Miller gongola: «Biden si è reso conto che alzare il limite porterà a una sconfitta record per i democratici alle elezioni di midterm del 2022. Fosse per me, il limite dovrebbe essere ridotto a zero».

La gestione della politica migratoria da parte di Biden, fino ad ora, è stata disastrosa e il 57 per cento degli americani la disapprova. Migliaia di minori sono stati rinchiusi al confine illegalmente nelle stesse «gabbie disumane» che i democratici accusavano Trump di utilizzare. Il numero di ingressi illegali di migranti al confine è salito tanto fino a toccare il record storico degli ultimi 20 anni. E la situazione è destinata a peggiorare se è vero quello che scrive il New York Times: «Da gennaio, 275 minori non accompagnati entrano in Messico in media ogni giorno, sfruttati dai trafficanti di esseri umani», nella speranza di ottenere l’accesso agli Stati Uniti.

Tutti gli errori di Biden

Alla base della «crisi migratoria» ci sono le scelte fatte da Biden nei primi giorni da inquilino della Casa Bianca: il presidente, con fervore iconoclasta, ha cancellato tutte le misure di Trump per frenare l’immigrazione. Ha eliminato la politica che obbligava i migranti ad attendere in Messico l’esito delle procedure di richiesta d’asilo (in media, meno dell’1 per cento vengono accettate); ha tolto il divieto che imponeva di non considerare le richieste di asilo di chi viaggiava attraverso paesi terzi prima di arrivare negli Usa; ha reso meno restrittivi i criteri per ottenere l’asilo; ha interrotto i protocolli con El Salvador, Guatemala e Honduras che permettevano a Washington di deportare in questi paesi i migranti senza diritto all’accoglienza; ha interrotto la costruzione del muro e ha lanciato una moratoria di 100 giorni alle deportazioni. Come dire: avete 100 giorni per arrivare.

Il risultato è raccontato dai freddi numeri: da ottobre 2020 a marzo 2021 sono stati intercettati al confine con il Messico 397 mila migranti, il 25 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2019, il record storico negli ultimi 20 anni. Se nel 2019 venivano intercettati circa 1.100 migranti al giorno, ora si viaggia a una media di 3.000 e la situazione è destinata a peggiorare.

E il Nyt rispolvera l’idea del muro

Di fronte a questa situazione esplosiva, Biden ha dapprima fatto finta di niente. Poi, senza annunciarlo ai media, ha inviato al confine con il Messico l’Agenzia federale per la gestione delle emergenze (Fema), che di solito interviene dopo calamità naturali come uragani o terremoti. In seguito, ha vietato ai giornalisti di visitare i centri dov’erano rinchiusi illegalmente i migranti minorenni. Ha provato anche a correggere il tiro dichiarando a George Stephanopoulos della Abc: «Voglio mandare un messaggio abbastanza chiaro ai migranti: non venite negli Stati Uniti, non lasciate le vostre comunità o le vostre città».

Ma le parole se le è portate via il vento e per questo, con un dietrofront clamoroso, per recuperare consensi ha infranto una delle sue principali promesse elettorali. Mantenendo l’odiato limite adottato da Trump, ha di fatto dovuto ammettere che la politica del tycoon era l’unica possibile. E del resto, alcune avvisaglie del clamoroso «contrordine compagni» c’erano state: pochi giorni fa persino il New York Times aveva scritto un articolo dal titolo emblematico: «Abbiamo bisogno di un muro alto con un grande cancello al confine meridionale». Ogni assonanza con il «big beautiful wall» di trumpiana memoria è ovviamente non casuale.

Il clamoroso dietrofront dei liberal

La bibbia liberal ha pubblicato un dettagliato articolo sulla retromarcia di Biden sui migranti. Il 3 marzo il segretario di Stato Antony Blinken avrebbe «pregato» Biden di porre fine «alle restrizioni razziste dell’era Trump» sugli ingressi legali dei migranti, ma il presidente ha fatto orecchie da mercante: «Perché mi stai seccando con queste cose?», avrebbe fatto intendere. Nel frattempo, 700 migranti che avevano già ottenuto il permesso di entrare, con il volo prenotato, venivano bloccati. Altri 33 mila in tutto il mondo lasciati in un limbo. E la base democratica ha cominciato a ribollire: «Dimmi che non è così, presidente Joe. Questo è inaccettabile», twittava il senatore dem dell’Illinois Richard Durbin. «Inaccettabile», gli faceva eco Mark Hetfield, direttore esecutivo della Hebrew Immigrant Aid Society, che si occupa di trasferire legalmente i migranti.

Dopo un altro mese di dichiarazioni imbarazzate da parte della Casa Bianca, venerdì è arrivato il fatidico annuncio da parte di Biden: «L’ammissione di un massimo di 15 mila rifugiati è giustificata da preoccupazioni umanitarie ed è anche nell’interesse nazionale». Parole terribili per la base liberal, che richiamano anche lo slogan del tycoon: «America first». Un annuncio definito «crudele» dai democratici, che ora, davanti al fuoco di fila degli elettori delusi, assicurano che il limite sarà alzato il 15 maggio. Ma alcuni funzionari anonimi citati dal Nyt già mettono in dubbio questa possibilità: «Non penso che accadrà nell’immediato».

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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