La preghiera del mattino

Forse Biden si è accorto che non si può lasciar fare la guerra ai generali

Joe Biden
Il presidente degli Stati Uniti nella Sala Roosevelt alla Casa Bianca (foto Ansa)

Su Huffington Post Italia Massimo D’Alema dice: «“Io non so che rapporti abbiano i dirigenti del Pd con la società italiana. Mi domando persino dove prendano il caffè la mattina, perché il risultato ha detto esattamente l’opposto. La scena del voto è stata dominata dai due leader che hanno contrastato Draghi. La tecnocrazia evoca sempre il populismo e la vicenda Monti avrebbe dovuto vaccinare il Pd”. E ancora: “Il problema è che le élite economiche e culturali del paese, quelle che leggono i giornali, non hanno più rapporti con la realtà”».

Le cose che dice D’Alema sulla linea del Pd in campagna elettorale sono ragionevoli; il suo tono da marziano che interviene sulla politica italiana come se non avesse un passato, invece, è surreale. Dal 1992, e ancor più precisamente dal 1994, l’ex segretario dell’ex Pds ha guidato gli ex comunisti nel cercare un accordo con l’establishment e le élite italiane che gli desse le basi per un sua personale leadership nazionale. E poi dopo il 2008 ha continuato su questo indirizzo anche con il suo scombinato successore-portavoce Pier Luigi Bersani. Oggi quando critica quell’inetto di Enrico Lettino, dovrebbe farlo con una certa sofferenza senza una boria che è insieme ingiustificata e ridicola.

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Sul sito del Tgcom di si scrive: «La guerra in Ucraina giunge al 226esimo giorno. Il presidente americano Joe Biden invita a non sottovalutare le minacce nucleari di Putin e spiega che per la prima volta dalla crisi di Cuba c’è il rischio di un “Armageddon nucleare”. Intanto Mosca avverte che la creazione di una missione di addestramento militare per l’Ucraina da parte dell’Ue attribuisce di fatto all’Europa un ruolo come parte in causa nel conflitto. Per il presidente turco Recep Tayyip Erdogan “una pace equa non ha perdenti. Anche la peggior pace è meglio della guerra. La Turchia parla con tutte le parti e ha la loro fiducia, purtroppo alcuni paesi europei preferiscono la provocazione e l’escalation”».

Il Pentagono ha dimostrato alla Cina con la guerra in Ucraina che cosa succederebbe se tentasse di invadere Taiwan. Però a questo punto Biden pare essersi accorto che la guerra (e ancor più quella nucleare) sia una questione troppo complicata per lasciarla gestire solo dai generali.

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Sulla Nuova Bussola quotidiana Stefano Magni scrive: «Si è tenuta a Praga, capitale della presidenza di turno ceca dell’Ue, ma è ancora un frutto della politica di Emmanuel Macron: è la prima conferenza della Comunità politica europea. Il nuovo “club” include tutti i paesi dell’Ue, più (in ordine alfabetico) Albania, Armenia, Azerbaigian, Bosnia, Georgia, Islanda, Kosovo, Liechtenstein, Moldova, Montenegro, Macedonia del Nord, Norvegia, Regno Unito, Serbia, Svizzera, Turchia e Ucraina. La prima netta sensazione è quella di trovarsi di fronte alla nascita di una nuova entità di cui non si sente il bisogno. Serve un’alleanza europea allargata per fornire sicurezza collettiva al continente? C’è la Nato. Probabilmente lo scopo di Macron è proprio quello di costituire una Nato senza America, vecchia aspirazione francese, ma senza l’ombrello nucleare degli Usa che credibilità ha una coalizione di Stati che non è né coesa, né così potente come l’Alleanza atlantica? Parrebbe anche di trovarsi di fronte a una sorta di “seconda Ue”, allargata ad altri Stati del continente (e dell’Asia minore) senza attendere che si adeguino agli standard richiesti da Bruxelles. Anche questa è una politica tipicamente francese: escludere il più possibile dal nucleo duro dell’Ue (che più piccolo è, meglio è per Parigi), ma estendere l’influenza sull’area più ampia raggiungibile».

Magni e in generale la Nuova Bussola quotidiana amano spesso radicalizzare i propri punti di vista, il che è per molti versi una benedizione: la discussione pubblica è diventata ormai un pantano per la tanta retorica e propaganda che la soffoca. Franchi scambi di opinione sono l’unica medicina possibile in questa situazione. Cosa certamente non favorita dalle leadership circolanti nell’Unione Europea, che preferiscono sempre il grigiore burocratico o l’esibizione dei buoni sentimenti e dei migliori intenti, che mascherano di fatto quasi sempre interessi egoistici, a un’analisi aperta e realistica delle questioni in campo.

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Su First online Enrico Letta dice: «“Gli elettori ci hanno dato il mandato di essere la seconda forza politica e di guidare l’opposizione, di costruire un’alternativa partendo dall’opposizione. Siamo gli unici ad avere costruito una alternativa politica alla destra. Gli altri hanno fatto elezioni sostanzialmente in alternativa a noi. Noi oggi cominciamo un percorso congressuale ma questo è intimamente connesso al lavoro di opposizione che da oggi comincia, dobbiamo vestire da subito i panni dell’opposizione, perché il mandato che ci ha dato il voto è quello di guida dell’opposizione”. Una posizione che porta con sé una sfida: “Quando questo governo cadrà, la luna di miele sarà breve, io non ci sarò. Ma dovremo chiedere le elezioni anticipate, nessun governo di salute pubblica, lo dico e lo dirò, rispetto a qualsiasi dibattito congressuale”».

Anche nel giorno dell’annuncio della sua marzolina uscita di scena il nostro Lettino manifesta tutta la sua mediocrità: perché mai annunciare che il governo di centrodestra cadrà tra pochi mesi? Che senso ha? Una forza politica consapevole degli interessi nazionali non si augura catastrofi, ma afferma le sue capacità di essere alternativa sulla misura della possibile durata costituzionale della legislatura. È giusta invece la posizione lettiniana secondo cui, se finisce una maggioranza politica, si deve andare alle urne e non trovare altri artifizi che svuotano la democrazia come è avvenuto tra il 2011 e il 2022. Ma anche in questo caso una certa enfasi contro possibili governi di unità nazionale per ragioni straordinarie dimostra l’inettitudine politica di un Lettino incapace di articolare le proprie prese di posizione. Che cosa succede, se scoppia una guerra mondiale più o meno nucleare, per esempio, e la necessità di un governo di unità nazionale diventa inevitabile?

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