
Biancaneve non è più quella di una volta
Biancaneve (in originale Mirror, Mirror), è il primo dei due film dedicato alla principessa dalla pelle bianca e i capelli neri e lucenti ad approdare al cinema (in Italia il prossimo 4 aprile). Biancaneve e il cacciatore arriverà invece sui nostri schermi il prossimo 11 luglio, e speriamo sinceramente che possa piacere più della pellicola antagonista che nel sottotitolo domanda al pubblico: “Siete sicuri di conoscere la vera storia?”. La risposta è ovviamente positiva, chi non conosce le avventure di Biancaneve? Grandi e bambini potrebbero citare il capolavoro Disney a memoria e in vetta alle classifiche di vendita di giocattoli e dei vestiti di Carnevale, la bambola con il vestito giallo e azzurro è sempre in cima.
Della principessa sfortunata si sono innamorati tutti dalla sua prima riduzione cinematografica, Biancaneve e i sette nani, datata 1937. Sono passati più di sessant’anni e il mito è ancora lì, intoccabile. Ma allora perché il regista Tarsem Singh ha trasformato drasticamente una delle più belle fiabe di tutti i tempi? A suo dire, una ricerca in fase di stesura della sceneggiatura l’ha portato a scoprire tutte le versioni della storia scritta dai Fratelli Grimm e a voler inserire alcune figure sconosciute all’interno della narrazione per “stupire” lo spettatore. Un’idea di per sè non condannabile (almeno non del tutto) ma che nella resa finale si è dimostrata limitante. Biancaneve racconta la brama di potere della Regina cattiva (interpretata da Julia Roberts, sicuramente la più brava del cast), disposta a tutto pur di mantenere intatto il potere nel regno del defunto marito. L’incontro con il seducente Principe Alcott (Armie Hammer, attore belloccio) e la volontà di sposarlo per rimpinguare le tasche ormai svuotate del suo reame la spingeranno a cercare di uccidere la povera Biancaneve (la bellissima Lily Collins), che dalla morte del padre vive come una reclusa nel castello e nulla da del mondo fuori da quelle mura. Saranno sette briganti nani (non bassi, nani nel vero senso della parola) ad aiutare la principessa a riavere il suo regno e l’amore del Principe.
Al centro della storia c’è quindi la Regina (da qui il titolo originale Mirror, Mirror) che più che alla bellezza è interessata al potere e al Principe, che invece ha perso la testa per l’odiata figliastra. Lo specchio è relegato a figura marginale e più che un consigliere accondiscendente è un grillo parlante per cui tutto ha un prezzo, anche aiutare la Regina a conquistare l’amore. Il rapporto tra Biancaneve e la sua matrigna è incentrato sulla sfida amorosa e non sull’invidia derivata dalla bellezza, assolutamente in secondo piano. Ma la nota più stonata è l’elemento fantastico che compare nel finale, assolutamente inaspettato e che richiama altre fiabe, modificando una parte consistente della storia e che di sicuro farà storcere il naso ai puristi del genere fiabesco. Ne sa qualcosa il grande regista visionario Tim Burton che, con il suo Alice in Wonderland creò parecchio scontento tra gli innamorati della piccola Alice (anche se aveva espressamente dichiarato di ispirarsi al secondo libro di Lewis Carroll). A volerla dire tutta Tarsem strizza parecchio l’occhio al fantasy burtoniano, eccedendo nei costumi e nella fotografia cupa e allo stesso tempo colorata, mescolando realtà, effetti speciali e battute ironiche (che a dir la verità non sono così divertenti). Mancano scene particolarmente cruente proprio perché il film è destinato a tutta la famiglia. In attesa di vedere come reagirà il pubblico un consiglio spassionato: se proprio volete conoscere una versione inedita di Biancaneve meglio la serie tv C’era una volta.
Twitter: @paoladant
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