
Berlusconi, Putin, Solzenicyn e un giudizio sull’Ucraina

Mi permetto di segnalarvi una “profetica” lettera al Corriere della Sera di Silvio Berlusconi del maggio 2015. Buon lavoro.
«Caro direttore, l’assenza dei leader occidentali alle celebrazioni a Mosca per il settantesimo anniversario della Seconda guerra mondiale è la dimostrazione di una miopia dell’Occidente che lascia amareggiato chi […] ha operato incessantemente per riportare la Russia, dopo decenni di Guerra fredda, a far parte dell’Occidente. La scelta di non essere presenti a Mosca è prima di tutto una mancanza di rispetto al contributo decisivo della Russia alla vittoria su Hitler nel 1945. […]
Naturalmente il regime di Stalin era un regime criminale, ma il sangue versato dai soldati russi (si calcolano 20 milioni di morti) per una causa che era anche la nostra meriterebbe ben altra considerazione. Quello che stiamo commettendo è un errore di prospettiva. Quella tribuna sulla piazza Rossa, sulla quale di fianco a Putin siederanno il Presidente cinese, il Presidente indiano, gli altri leader dell’Asia, non certificherà l’isolamento della Russia, certificherà il fallimento dell’Occidente.
Davvero pensiamo, dopo decenni di guerra fredda, che sia una prospettiva strategica lucida quella di costringere la Russia ad isolarsi? Costringerla a scegliere l’Asia e non l’Europa? Crediamo che questo renderà il mondo un luogo più sicuro, più libero, più prospero? Nell’attuale scenario geo-politico l’Occidente ha di fronte due sfide, quella economica delle potenze emergenti dell’Asia e quella politica e militare dell’integralismo islamico. Per sostenere queste sfide è fondamentale avere la Russia dalla nostra parte. Ciò sarebbe coerente d’altronde con la storia e la cultura della Russia, che è per vocazione un grande paese europeo.
Perché allora isolare Putin? Perché costringerlo ad alzare i toni della sfida con l’Occidente? Perché invitarlo a considerare la Federazione Russa una potenza asiatica? È vero, con la Russia ci sono delle serie questioni aperte. Per esempio la crisi ucraina. Ma sono problemi che è ridicolo pensare di risolvere senza o contro Mosca. Anche perché in Ucraina coesistono due ragioni altrettanto legittime, quelle del governo di Kiev e quelle della popolazione di lingua, cultura e sentimenti russi. Si tratta di trovare un compromesso sostenibile fra queste ragioni, con Mosca e non contro Mosca.
Certo, siamo consapevoli delle ragioni dei Paesi baltici che hanno sofferto l’espansionismo sovietico. È ovvio che dobbiamo farci carico della loro sicurezza. Ma tale sicurezza si garantisce meglio con una Federazione Russa parte integrante dell’Europa e dell’Occidente, o con una Federazione Russa asiatica, isolata e conflittuale?».
Federico Vicari via email
Caro Federico, l'”errore di prospettiva” di cui parlava Berlusconi nel 2015 è quello di cui abbiamo già scritto spesse volte in questi giorni. Non siamo gli unici, in verità. Con più chiarezza di altri, ne hanno parlato l’ambasciatore Sergio Romano e Giulio Tremonti in una intervista al Giornale. Antonio Socci su Liberoha riportato i giudizi espressi in tempi non sospetti da Henry Kissinger nel 2014 e Aleksandr Solzenicyn nel 2006. Dopo la fine dell’Urss, Solzenicyn era molto critico verso la Nato perché «sta apprestando un accerchiamento completo della Russia» creando tensione in Crimea, Ucraina e Bielorussia. «Come dovrebbe reagire la Russia? Ovviamente con timore e prendendo contromisure». Appunto.
Tutto questo va detto e ricordato, ma deve rimanere un punto fermo nel nostro ragionamento, che è quello che ha espresso Mario Mauro nell’intervista a Tempi: «Non si può mettere in discussione che la Russia non abbia il diritto a entrare in Ucraina senza chiedere il permesso». Su questo punto, come abbiamo già scritto, non possono essere ammesse ambiguità. L’invasione di Putin è una mossa sciagurata.
Al di là di tutto, infatti, in questo momento c’è un popolo che sta soffrendo, che sta contando i morti, che è in fuga. E quello è il popolo ucraino. Le analisi sugli errori politici di Russia, Stati Uniti o Ue possono essere giuste o sbagliate, ma la sofferenza degli ucraini è certamente reale e vera.
Mi è capitato di tornare a rileggere un editoriale che Luigi Amicone scrisse anni fa, ai tempi della guerra in Kosovo e, mutatis mutandis, certi giudizi li ritengo molto attuali. Quando tuonano i cannoni, il punto più urgente non è stare dalla “parte giusta”, ma esercitare un corretto uso della ragione. E oggi come allora, a differenza di tanti che ci paiono soffiare sul fuoco, noi diciamo: con la pace tutto è possibile, con la guerra – questa guerra – tutto è perduto.
***
Leggo in giro, ahimè, diversi articoli e lettere che praticamente trattano da scemi gli ucraini e danno la colpa del macello a loro e all’Occidente anziché a Putin. Lasciamo da parte i pareri di nostalgici di ridicole secessioni padane, politicanti di seconda tacca aspiranti a finanziamenti da Mosca, professori di fisica improvvisatisi esperti di politica internazionale, industrialotti che ricattano: “O faccio affari con la Russia o licenzio tutti” (versione aggiornata del “O Franza o Spagna purché se magna”). Non c’è stato nessun genocidio nel Donbass da parte ucraina. Una regione non può fare secessione di sua iniziativa, come non può farlo, che so, un paese, un condominio, un quartiere: qualsiasi Stato moderno è “uno e indivisibile”, come recita anche la Costituzione italiana, e anche prima della modernità nessun sovrano poteva rinunciare a parti del suo regno. In Kosovo la Nato intervenne dopo che i serbi, che già vessavano gli abitanti albanesi da decenni, si misero a fare pulizia etnica, come già accaduto in Bosnia e, prima ancora, ai danni degli italiani in Istria (per questi ultimi pare che il modello fosse proprio un programma preparato per la pulizia etnica del Kosovo). In Ucraina non c’è guerra civile, ma invasione straniera per sottomettere il Paese, non per riprendersi qualcosa. Russia non è sinonimo di Putin e proprio perché Russia e Ucraina sono connesse Putin è ingiustificabile nel momento in cui aggredisce l’Ucraina. E se il presidente ucraino era un comico, adesso sta dando prova di grande serietà e dignità, come anche il suo popolo per quanto povero sia e come non credo sarebbero capaci tanti politicanti nostrani, comici e no, per tacere di tanti nostri concittadini buoni solo a fare i bulli coi più deboli e a farsi gli affari propri.
Luca Pignataro via email
Foto Ansa
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