
Berlusconi: «In pensione a 67 anni». Sarkozy e Merkel ci deridono – RS
Ieri il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha paventato l’idea di mettere mano alle pensioni, dopo una giornata in cui “è stato irriso da Sarkozy, ha ricevuto un ultimatum durissimo da Van Rompuy e si è fatto riprendere dalla signora Merkel (…): «In Europa si è parlato di un’età pensionabile uguale per tutti, a 67 anni, lo farò presente alla Lega anche perché siamo l’unico paese ad avere anche le pensioni di anzianità». «Bossi ha a cuore i pensionati – ha aggiunto il presidente del Consiglio -. Ma questo non collide con la difesa dei pensionati, perché non andiamo a toccare, a diminuire, le pensioni di nessuno. Ormai con lo sviluppo della vita media, che è intorno agli 80 anni, per i giovani mantenere delle persone che vanno in pensione a 58 anni e poi vanno avanti fino agli 80 e oltre è un carico francamente ingiusto. Gliene parlerò»” (Corriere, p. 3).
“Giornalista francese: «Vi ha rassicurato monsieur Berlusconi sull’Italia, sulle sue riforme?». Silenzio. Sarkozy ballonzola sulle gambe come un pugile peso piuma. Occhi al cielo. Bocca serrata in una piega all’ingiù, in quel ghigno divertito. E ancora Sarkozy che allarga le braccia e fissa a lungo Angela Merkel, pure lei sorridente lì accanto, come a dire: «Adesso chi risponde?». Tre, cinque secondi sospesi nel vuoto, poi una prima risposta arriva: «Abbiamo fiducia nell’insieme delle autorità italiane, nelle istituzioni politiche, economiche e finanziarie del paese…»” (Corriere, p. 2).
“Il vertice dei capi di Stato e di governo della Ue ha preso così una svolta imprevista, in una sonnolenta domenica di novembre. Che l’Italia fosse sotto il lentino del microscopio lo pensavano tutti. Così non ha stupito più di tanto il monito di Herman Van Rompuy, presidente stabile della Ue, dopo i ripetuti colloqui con Berlusconi: «Chiediamo all’Italia un considerevole sforzo, con la certezza che sia pronta a farlo. Oggi, non abbiamo preparato la riunione di questa sera ma quella di mercoledì». Mercoledì, cioè fra tre giorni, al prossimo vertice già fissato, servono «rassicurazioni» da Roma: e se non è un ultimatum poco ci manca. Ancora Van Rompuy, infatti: «Abbiamo chiesto rassicurazioni sul fatto che le coraggiose misure che l’Italia ha preso siano anche attuate in tempi brevi… Mi riferisco alla riforma del mercato del lavoro, dell’impresa pubblica, le privatizzazioni, alla riforma della giustizia, alla lotta alle frodi fiscali. Lavoriamo a braccetto con l’Italia perché i Paesi membri dell’Unione e gli investitori si rassicurino sul fatto che l’Italia mantenga quanto ha promesso»” (Corriere, p. 2).
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