
Berlusconi (forse) si ricandida. Ma potrebbe non essere la soluzione ai problemi del centrodestra
A spiazzare non sono le indiscrezioni giornalistiche. Del fatto che Silvio Berlusconi pensi seriamente a ricandidarsi ci sono due indizi. L’indiscrezione pubblicata dal Foglio la scorsa settimana, e l’articolo del Corriere della Sera. Manca il terzo, poi rimarranno pochi dubbi che la prossima corsa elettorale vedrà ai blocchi di partenza anche il Cavaliere. Non è una certezza, perché i tempi della politica sono rapidissimi e mutevoli, così come cangianti sono gli umori dell’ex premier. Il quale negli ultimi mesi ha cambiato idea più di una volta, e nulla esclude che lo possa fare ancora.
A stupire è il commento di Angelino Alfano. Che fornisce il terzo indizio, confermando il fatto che la nuova discesa in campo di Berlusconi è più di un’ipotesi: «In tanti glielo stanno chiedendo ed io sono tra questi», ha commentato il segretario del Pdl. «Del resto per chi come lui ha governato in anni così complessi – ha continuato l’ex Guardasigilli – ha ceduto il passo a un nuovo governo tecnico senza mai essere stato battuto in aula e senza avere perso le elezioni, per chi come lui è stato il protagonista di questi anni, credo sia giusto e legittimo chiedere un giudizio al popolo italiano sulla storia di questi anni e su una nuova chance di governo. In tanti glielo stanno chiedendo e credo che alla fine lui deciderà di scendere in campo».
Affermazioni volte a stoppare qualunque tipo di indiscrezione su un possibile dissidio tra il Cav e il suo delfino designato. Ma quella di Alfano, più che una rinuncia a guidare il centrodestra al prossimo giro, è un’abdicazione dall’intera strategia di rilancio messa in atto dal Pdl dall’ascesa dei tecnici ad oggi.
Berlusconi, pur circondandosi di quarantenni (la qual cosa è tutta da vedere), non può dare il volto al tanto atteso ricambio generazionale. Per di più, una classe di giovani cooptati smonterebbe gran parte della strategia di radicamento congressuale faticosamente praticata da Alfano in primavera. Una sterzata che potrebbe pregiudicare “la novità politica dell’anno” lanciata non più di qualche settimana fa proprio dalla coppia di leader azzurri. Con lo spauracchio dell’ex premier in pista, capace di vincere qualunque testa a testa elettorale, sarà definitivamente impossibile trovare una maggioranza parlamentare che dia il via libera al presidenzialismo. E pregiudicherà senz’altro la celebrazione delle prime elezioni primarie del centrodestra, altro cardine centrale nella strategia alfaniana.
Se sarà una mossa vincente o meno, saranno le urne a decretarlo. Ma la sensazione che il partito del predellino continui a navigare a vista (e con una prospettiva che fatica ad inquadrare anche l’alba del giorno successivo) rimane. E non è un segnale confortante per chi dice di voler ripartire da basi solide e rinnovate.
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1 commento
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ma siamo matti!!!! b. ancora in campo?
la valanga sta spazzando via tutti, e lui continua bellemente a sciare……..