
Con una beneducata soluzione sull’eutanasia sarebbe meglio?

Alcune considerazioni per perimetrare la questione eutanasia, per come l’attivismo radicale la sta configurando, con la consueta abilità mediatica, giuridica e comunicativa (ma anche con la ormai cinquantennale tattica, che – santo Cielo – dovremmo essere in grado di riconoscere …).
Grande scandalo suscita il fatto che la raccolta firma per il referendum abrogativo della fattispecie penale dell’omicidio del consenziente sia finalizzata a configurare una situazione per cui chiunque uccida, con qualunque mezzo e in qualsiasi circostanza, un soggetto compos sui che abbia espresso la propria volontà di morire di fatto non incorre in nessuna sanzione di tipo penale.
Scollinamento non solo simbolico
Certo, la spregiudicatezza libertaria dei radicali si diverte nel vedere nei suoi avversari la reazione per cui vengono disegnati scenari da mondo post apocalittico. Ama portare alle estreme conseguenze un principio, quello della autodeterminazione del soggetto, che è peraltro accettato come surrogato della libertà personale, da tutti e per tutte le questioni, che siano eticamente sensibili o meno. Gode nel vestire i panni del dionisiaco Nietzsche che imbarazza e confonde il suo pudico e morigerato gemello Kant.
Sicuramente la prospettiva indicata dal quesito referendario è terribile. Sicuramente comporta uno scollinamento, non solo simbolico, in un territorio in cui è immaginabile vedere, nella loro crudezza, nefandezze finora ritenute tabù. Ma siamo sicuri che sia il fondo dell’orrore?
Una beneducata soluzione
Molto meno scandalo suscita la richiesta, attivata come sempre per vie legali, di sanzionare un’amministrazione pubblica (nella fattispecie la Azienda sanitaria unica regionale delle Marche) a fronte della “violazione del diritto al suicidio assistito”. Diritto che non esiste, anche se comincia ad essere configurabile, trasformando in una opzione garantita una depenalizzazione condizionata operata dalla Corte costituzionale, e interpretando come diritto vigente una intenzione del ministro della Salute («Farò tutto il possibile perché le Asl garantiscano il suicidio assistito», l’on. Speranza dixit. Quod principi placuit legis habet vigorem?).
Già, perché se le condizioni sono poste dalla giurisprudenza costituzionale, e soprattutto se esse diventano i requisiti minimi e necessari per un servizio offerto (obbligatoriamente, vista la pretesa dei radicali di ottenere soddisfazione per vie legali) dalla struttura pubblica, la configurazione della vita umana a bene disponibile (prima al soggetto, poi, in caso di impossibilità del soggetto a pronunciarsi, al suo tutore, poi infine e in ultima istanza, in considerazione del “best interest” del soggetto, del potere pubblico) non è una prospettiva orrorifica, ma una beneducata soluzione. Cosa è peggio?
Un ultimo quesito
E se la strategia fosse quella di “domandare l’impossibile”, per mettere a nudo il fatto che le ragioni di chi recalcitra sono alla corda, e ottenere realisticamente una inattaccabile “legge condivisa” che, proprio perché vincolata alle condizioni dettate dal potere e istitutiva di un apparato pubblico (gratuito, accessibile, professionale, universale) finalizzato all’eliminazione fisica degli esseri umani, è di fatto la vera sanzione della riduzione della vita umana a elemento che, in generale e definitivamente, è del tutto privo di valore in sé?
Ultimo quesito: senza entrare nelle dinamiche parlamentari, nei dibattiti di opinione, nelle polemiche via tweet con personaggi di grosso calibro come ex – rapper, senza configurare in alcun modo nessun tipo di indebita pressione o ingerenza nel funzionamento dei meccanismi multiformi e stratificati di una democrazia matura e, va da sé, completamente laica, non c’è più nessuno che ci ricorda che ad ammazzare ci si danna l’anima? Che “non può uomo qualsiasi, qualsiasi agglomerazione umana, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio! Nel nome di questo Cristo, crocifisso e risorto, lo dico ai responsabili: convertitevi! Una volta verrà il giudizio di Dio!”?
Foto Ansa
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