
Benedetto XVI, Messaggio per la Quaresima: «Scoprire la fede per vivere la vera carità»
Benedetto XVI ha cominciato il suo Messaggio per la Quaresima ricordando ancora quanto ripete da quando ha iniziato il suo pontificato firmando la sua enciclica, Deus Caritas est, nell’anno della sua elezione: «All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva… Siccome Dio ci ha amati per primo (cfr 1 Gv 4,10), l’amore adesso non è più solo un “comandamento”, ma è la risposta al dono dell’amore, col quale Dio ci viene incontro» (Deus caritas est, 1).
COS’È LA FEDE. Il Papa si sofferma sulla fede per unirla alla carità. Per «meditare sul rapporto tra fede e carità: tra il credere in Dio, nel Dio di Gesù Cristo, e l’amore». Perché è solo «l’incontro con Dio in Cristo» che apre l’«animo all’altro, così che per loro (gli operatori di pace, ndr) l’amore del prossimo non sia più un comandamento imposto per così dire dall’esterno, ma una conseguenza derivante dalla loro fede che diventa operante nell’amore». La gratitudine, infatti, nasce solo dal riconoscersi amati, ha voluto dire il Papa, altrimenti è uno sforzo che prima o poi si esaurisce: «Il cristiano (…) è aperto in modo profondo e concreto all’amore per il prossimo. Tale atteggiamento nasce anzitutto dalla coscienza di essere amati, perdonati, addirittura serviti dal Signore, che si china a lavare i piedi degli Apostoli e offre Se stesso sulla croce per attirare l’umanità nell’amore di Dio». Dunque, solo «la fede, che prende coscienza dell’amore di Dio rivelatosi nel cuore trafitto di Gesù sulla croce, suscita a sua volta l’amore» (ibid., 39). Tutto ciò ci fa capire come il principale atteggiamento distintivo dei cristiani sia proprio «l’amore fondato sulla fede e da essa plasmato» (ibid., 7).
L’AMICIZIA COLTIVATA. Solo da questo riconoscimento deriva che «tutta la vita cristiana è un rispondere all’amore di Dio. La prima risposta è appunto la fede come accoglienza piena di stupore e gratitudine di un’inaudita iniziativa divina che ci precede e ci sollecita». Ma c’è di più, ha aggiunto Benedetto XVI, perché «Dio non si accontenta che noi accogliamo il suo amore gratuito. Egli non si limita ad amarci, ma vuole attiraci a Sé, trasformarci in modo così profondo da portarci a dire con san Paolo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me». Ma che significa? «Aprirci – ha continuato il Santo Padre – al suo amore significa lasciare che Egli viva in noi e ci porti ad amare con Lui, in Lui e come Lui; solo allora la nostra fede diventa veramente “operosa per mezzo della carità” ed Egli prende dimora in noi». Serve dunque la nostra accoglienza continua di Lui. Perciò se «con la fede si entra nell’amicizia con il Signore, con la carità si vive e si coltiva questa amicizia».
NE’ FIDEISMO NE’ ATTIVISMO. Questo intreccio è definito indissolubile. Perché «risulta chiaro che non possiamo mai separare o, addirittura, opporre fede e carità (…) Da un lato, infatti, è limitante l’atteggiamento di chi mette in modo così forte l’accento sulla priorità e la decisività della fede da sottovalutare e quasi disprezzare le concrete opere della carità». Dall’altro «è altrettanto limitante sostenere un’esagerata supremazia della carità e della sua operosità, pensando che le opere sostituiscano la fede». Per una sana vita spirituale, ha ribadito chiaramente il Pontefice «è necessario rifuggire sia dal fideismo che dall’attivismo moralista». Come non cadere né nel fideismo né nell’attivismo? «L’esistenza cristiana consiste in un continuo salire il monte dell’incontro con Dio per poi ridiscendere, portando l’amore e la forza che ne derivano, in modo da servire i nostri fratelli e sorelle con lo stesso amore di Dio». Il Papa fa l’esempio di Maria (che contempla Dio) e Marta (che lo serve) per dire che «nella Chiesa, contemplazione e azione, simboleggiate in certo qual modo dalle figure evangeliche delle sorelle Maria e Marta, devono coesistere e integrarsi». Anche se «la priorità spetta sempre al rapporto con Dio». Il servizio, infatti, è da scegliere continuamente, ma come conseguenza dell’amore.
EVANGELIZZARE. Poi il Papa ha spiegato cos’è davvero la carità che spesso è ridotta a «solidarietà o al semplice aiuto umanitario». È importante ricordare, ha sottolineato, «che massima opera di carità è proprio l’evangelizzazione, (…) è l’annuncio di Cristo il primo e principale fattore di sviluppo. È la verità originaria dell’amore di Dio per noi, vissuta e annunciata, che apre la nostra esistenza ad accogliere questo amore e rende possibile lo sviluppo integrale dell’umanità e di ogni uomo. In sostanza, tutto parte dall’Amore e tende all’Amore. L’amore gratuito di Dio ci è reso noto mediante l’annuncio del Vangelo. Se lo accogliamo con fede, riceviamo quel primo ed indispensabile contatto col divino capace di farci “innamorare dell’Amore”, per poi dimorare e crescere in questo Amore e comunicarlo con gioia agli altri».
OPERE DELLA CARITA’. Perciò se «tutta l’iniziativa salvifica viene da Dio, dalla sua Grazia, dal suo perdono accolto nella fede», questa iniziativa, «lungi dal limitare la nostra libertà e la nostra responsabilità, piuttosto le rende autentiche e le orienta verso le opere della carità», che se vere, «non sono frutto principalmente dello sforzo umano, da cui trarre vanto, ma nascono dalla stessa fede, sgorgano dalla Grazia che Dio offre in abbondanza». Così come una fede vera non può essere senza opere, così «una fede senza opere è come un albero senza frutti».
PERCHE’ IN QUARESIMA. Perché il Pontefice ha voluto parlare dell’unità tra fede e carità in Quaresima lo spiega così: «La Quaresima, in cui ci prepariamo a celebrare l’evento della Croce e della Risurrezione, nel quale l’Amore di Dio ha redento il mondo e illuminato la storia», perciò «auguro a tutti voi di vivere questo tempo prezioso ravvivando la fede in Gesù Cristo, per entrare nel suo stesso circuito di amore verso il Padre e verso ogni fratello e sorella che incontriamo nella nostra vita. La Quaresima ci invita proprio, con le tradizionali indicazioni per la vita cristiana, ad alimentare la fede attraverso un ascolto più attento e prolungato della Parola di Dio e la partecipazione ai Sacramenti, e, nello stesso tempo, a crescere nella carità, nell’amore verso Dio e verso il prossimo, anche attraverso le indicazioni concrete del digiuno, della penitenza e dell’elemosina (…) Per questo elevo la mia preghiera a Dio, mentre invoco su ciascuno e su ogni comunità la Benedizione del Signore!».
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