Benedetti i dannati virus, che tengono a bada il mondo

Di Rodolfo Casadei
22 Agosto 2020
Storia di entità viventi antichissime a cui dobbiamo la vita e la morte. La racconta al Meeting Enzo Tramontano, nel team europeo del vaccino anti Covid

Mettetevi il cuore in pace: nell’universo ci sono più virus che stelle. E parliamo di numeri talmente grandi che per esprimerli è meglio utilizzare il 10 elevato a potenza: si stima che il numero delle stelle sia 10 alla 24esima, e che quello dei virus sia 10 alla 30esima. Per di più le stelle stanno tutte in cielo, mentre i virus stanno dappertutto: acque, terre, batteri, animali, esseri umani. Da talmente tanto tempo i virus parassitano le nostre cellule, che ben l’8 per cento del nostro genoma risulta essere di origine retrovirale. E questa è quella parte del mondo virus che, neutralizzata e assorbita dal nostro sistema immunitario, è diventata più direttamente utile alla nostra vita e alle nostre difese immunitarie da altri virus. Ma non è solo questo il ruolo “positivo” dei maledetti virus nel nostro mondo. Perché, se non lo avete ancora capito e non avete letto nemmeno la Laudato Sii, dovete rendervi conto che tutto a questo mondo è collegato, per il meglio e per il peggio.

A spiegare in parole in parte semplici, in parte molto complicate queste e altre meraviglie a cavallo tra il rassicurante e il terrificante il Meeting di Rimini ha chiamato Enzo Tramontano, professore di microbiologia e di virologia all’Università di Cagliari che sta partecipando a un progetto europeo per la creazione di un vaccino anti-Covid. Ma soprattutto è impegnato nello studio dei retrovirus (un tipo particolare di virus, come l’Hiv che provoca l’Aids) e dell’interazione fra virus e sistema immunitario, e dal punto di vista pratico è impegnato nello sviluppo di farmaci antivirali.

MILIONI DI VIRUS IN UNA SOLA GOCCIA DI MARE

Dicevamo dunque che i virus sono tanti, milioni di milioni: a genoma Rna e a genoma Dna, virus piccolissimi e virus giganti; e stanno dappertutto: in un ml di acqua di mare costiera ce ne sono alcuni milioni, in un ml di acqua del profondo degli oceani ce ne sono “solo” 10 mila. Ma tutti hanno una cosa in comune: non sono in grado di riprodursi con le proprie forze, hanno bisogno di una cellula ospite che uccideranno più o meno lentamente. Troveranno quella coi recettori adatti, inganneranno il sistema immunitario, e sferreranno il loro attacco. Quando riesce, un singolo virus riesce a replicarsi in centinaia di copie, le quali rompono la membrana della cellula che hanno infettato determinandone così la morte, e vanno a cercare fortuna altrove, cioè a parassitare altre cellule. Ma facendo questo i virus compiono anche un’operazione utile in natura agli equilibri dell’intero ecosistema. Perché liberano materia organica cellulare che va ad alimentare altri esseri viventi, perché determinano l’evoluzione dei batteri attraverso il trasferimento genico orizzontale, perché entrano nel ciclo del carbonio e dell’azoto, in quello dell’anidride carbonica e dell’emissione di ossigeno. Basti pensare che in una giornata i virus distruggono il 20 per cento di tutta la popolazione di plancton degli oceani e rendono disponibile la materia organica così liberata.

QUELL’8 PER CENTO DEL GENOMA DI ORIGINE RETROVIRALE

Poi c’è il discorso da fare su quell’8 per cento di genoma umano di origine retrovirale. Non solo contribuisce a proteggerci da altri virus in arrivo e a tenere alte le difese immunitarie, ma addirittura risulta decisivo per alcune funzioni cruciali delle cellule umane e in generale dei mammiferi. Parliamo della placentazione, la formazione della placenta, l’organo che permette gli scambi metabolici fra madre e feto. Non sarebbe possibile senza una popolazione cellulare che si chiama citotrofoblasto (ce ne sono altre con nomi ancora più complicati) e che deve la sua esistenza a una proteina di origine virale resa innocua dal nostro organismo.

Morale del discorso: i virus sono molto molto più antichi di noi, sono apparsi sulla terra 3,8 miliardi di anni fa; a loro dobbiamo la vita e dobbiamo la morte; ci faranno compagnia fino alla fine della storia, fino al giorno della parusìa. Dovremo combatterli nel mentre che sappiamo che non possiamo farne del tutto a meno. Ci siamo evoluti insieme a loro; con loro dovremo con-vivere e con-morire. È la legge dell’interazione benefica e crudele fra tutti gli esseri viventi. In attesa del giorno in cui il leone pascolerà col vitello e il bambino potrà mettere la mano nel nido dell’aspide (Isaia 11, 6-8).

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