Bello “Parasite”. Ma così cinico che è perfetto per gli Oscar

Di Simone Fortunato
12 Marzo 2020
Alla faccia del premio alla miglior sceneggiatura originale, Bong Joon-ho aveva fatto meglio anni fa con "Snowpiercer". Le recensioni del numero di marzo 2020 di Tempi
Una scena del film Parasite

Articolo tratto dal numero di marzo 2020 di Tempi. Questo contenuto è riservato agli abbonati: grazie al tuo abbonamento puoi scegliere se sfogliare la versione digitale del mensile o accedere online ai singoli contenuti del numero.

Ne hanno parlato come di un film «paradigma dei nostri anni», di un film «necessario» (e figurati, necessario a che? A vivere?). Ne hanno parlato come di film apripista del cinema sudcoreano, come se fosse il primo film della Corea del Sud a uscire da noi, eccetera eccetera. Gli Oscar danno un po’ alla testa a tutti, specie se ne vinci 4 (anche se – va detto – Bong Joon-ho ha citato alla premiazione tutti quelli giusti, da Martin Scorsese in giù, mostrando la dovuta deferenza). 

Il fatto è che ci è piaciuto molto Parasite, ma non moltissimo. Insomma, gli avremmo dato il premio al miglior film straniero e stop. C’era Storia di un matrimonio che era scritto meglio e aveva due attori in stato di grazia, Driver e la Johansson. E poi tutto si può dire di Parasite, che certo è un buon apologo morale sulle caste, ma non che brilli per originalità. 

Alla faccia del premio Oscar alla miglior sceneggiatura originale, Bong aveva fatto meglio in un film di qualche anno fa, l’accattivante Snowpiercer, praticamente la stessa storia di Parasite ma tutta ambientata su un treno rompighiaccio. Ogni vagone, un mondo e una struttura sociale differenti. E anche un genere differente: c’erano sparatorie violente, musical vertiginosi, melodrammi lacrimevoli.

Un pezzo di bravura, con un cast internazionale (c’erano, tra gli altri, Tilda Swinton e Chris Evans), così come è un pezzo di bravura, però molto freddo e cinico, Parasite. Messinscena perfetta, inquadrature geometriche alla Kubrick, lo stesso lavoro di commistione dei generi, dalla commedia all’horror, con una grande novità rispetto al film rompighiaccio. L’unica grande differenza, in effetti: il taglio. Popolare, persino hollywoodiano il primo, elitario, cinefilo per il secondo, campione degli Oscar. 

Regia di Bong Joon-ho, con Sun-kyun Lee, Choi Woo-Sik

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