Belletti (Forum famiglie): «Vogliamo giustizia, non assistenza»

Di Carlo Candiani
08 Settembre 2011
Il presidente del Forum delle associazioni familiari a Tempi.it: «Per far ripartire il “sistema Paese” occorre investire sulla famiglia, non si tratta di un intervento assistenziale. Se la famiglia può spendere, ripartono i consumi. E’ un circolo virtuoso che anche l’Europa ci chiede di attivare e le proposte del nostro comunicato vogliono andare proprio in questa direzione»

Nel dibattito parlamentare sulla manovra finanziaria, che sta agitando il mondo politico e sociale, entra con decisione il giudizio su come il fisco in Italia agisca sulla famiglia con figli. Con un comunicato, posto all’attenzione del governo e dell’intero orizzonte politico, il Forum delle Associazioni Familiari lancia l’ennesimo allarme, proponendo due interventi urgenti affinché la manovra sia equa anche dal punto di vista delle famiglie. Tempi.it ne ha parlato con il presidente del Forum Francesco Belletti.

Signor Belletti, perché siete preoccupati?
Per l’incidenza della manovra sulla vita quotidiana delle famiglie, specie quelle con carichi assistenziali di minori e di disabili, e perché qui si pone un problema di equità e sviluppo. Si parla di sacrifici da distribuire in modo equilibrato ma c’è anche l’urgenza che riprenda l’economia. E secondo noi la ripresa va costruita intorno alla famiglia.

Perché la famiglia non può essere considerata e ridotta ad una lobby?
Dai dati dell’Istat risulta che il 30% delle famiglie con tre figli e più, in Italia, è sotto la soglia di povertà. Per loro l’impatto della crisi è stato molto forte e non vengono aiutate dal fisco, che così non funziona. Qui non si tratta di chiedere privilegi o interventi particolari, si tratta di restituire giustizia, così come già accade nei grandi Paesi europei: Germania e Francia stanno affrontando la crisi in modo più equilibrato di noi. Per far ripartire il “sistema Paese” occorre investire sulla famiglia, non si tratta di un intervento assistenziale. Se la famiglia può spendere, ripartono i consumi. E’ un circolo virtuoso che anche l’Europa ci chiede di attivare e le proposte del nostro comunicato (scaricabile a fianco, ndr) vogliono andare proprio in questa direzione.

Un anno fa a Milano si è svolto un importante convegno sul ruolo della famiglia nella società italiana. E’ rimasto qualcosa delle tematiche discusse?
Abbiamo ottenuto risultati importanti in quel convegno: prima di tutto il “tema famiglia” è stato al centro del dibattito pubblico in modo molto chiaro, grazie ad un’ampia consultazione. Secondo: ha visto la genesi “Il piano nazionale per le politiche familiari”, presentato al Consiglio dei ministri, che contiene importanti innovazioni. In sessant’anni di storia repubblicana, è il primo documento realizzato in Italia in una logica di grande sussidiarietà, con temi fondamentali collegati ad un’idea di famiglia protagonista: riforma del fisco, conciliazione famiglia–lavoro, ruolo della famiglia nella scuola, innovazione del welfare. Aveva però un limite.

Quale?
Non esplicitava i tempi di attuazione e soprattutto le risorse da dedicare alle varie parti. Ma non vogliamo scoraggiarci, dobbiamo investire molto su questa disponibilità, è il governo stesso che ha organizzato l’evento e c’è un lavoro delle associazioni che è stato vagliato e accolto nel Piano. Ci dispiace che tutta questa ricchezza di proposte venga travolta dall’emergenza economica, mentre è proprio da qui che si potrebbe ripartire.

Su fisco e famiglia, Il Forum, più di due anni fa, aveva raccolto in tutta Italia la bellezza di un milione e centomila firme in una petizione, portata nelle sedi competenti, consegnata anche al presidente Giorgio Napolitano. Che fine hanno fatto?
Sono state oggetto di proposte di legge da diversi partiti, è nato il quoziente familiare, che poi noi abbiamo sviluppato nel Fattore famiglia. Peccato che di questo lavoro, nelle scelte politiche concrete, non sia rimasto niente. Insomma, un milione e passa di firme attendono ancora una risposta.

Ma a che cosa è dovuta l’empasse, alla crisi o a un problema culturale?
Io credo che il ruolo della famiglia nella società italiana sia stato talmente trascurato nei decenni scorsi che la politica faccia fatica a riconoscerne l’importanza. Fa fatica a capire che la famiglia non è un soggetto che chiede, non è un soggetto da assistere, ma una delle risorse fondamentali del nostro Paese. I governi hanno vissuto di rendita sulla tenuta delle famiglie, ora è arrivato il momento di restituire qualcosa. Le famiglie poi devono farsi sentire con più forza. Il nostro impegno, come associazione, è di essere sempre più chiari. Forse bisognerà fare la voce grossa, affinché la politica, i politici, si accorgano di queste realtà.

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