
Bel magistrato Ingroia: candida i No Tav che «criticano i giudici e stanno con i violenti»
Scoppia la questione No Tav nella composizione delle liste di “Rivoluzione Civile” in Piemonte. Il cartello elettorale guidato dall’ex-magistrato Antonio Ingroia, in terra subalpina più che altrove, dimostra i limiti della sua natura di sommatoria di forze difficilmente assimilabili. Ed è proprio il tentativo di contendere, con pesanti candidature valsusine, ai grillini l’egemonia sul movimento antitreno a scatenare lo scontro interno. La candidatura come capolista al Senato del sindaco di Venaus Nilo Durbiano provoca la dura reazione della senatrice uscente Patrizia Bugnano (Italia dei Valori). Complice sicuramente il mancato collocamento in posizione sicura, la compagna del capogruppo in Consiglio Regionale Andrea Buquicchio, attacca.
«NON POSSO DIMENTICARE». In nome dell’ortodossia legalista, l’avvocato nota alle cronache per aver rappresentato Ambra Battilana, la ragazza che ha deposto davanti ai pm di Milano sulle serate ad Arcore, boccia la scelta di concedere la testa di lista al sindaco trenocrociato. «Non posso dimenticare – attacca Bugnano – le prese di posizione di Durbiano contro la magistratura e contro le forze dell’ordine in occasione dell’arresto di alcuni militanti No Tav accusati di episodi violenti e di devastazione». Secondo la senatrice, «chi critica la magistratura e le forze dell’ordine, chi manifesta solidarietà agli arrestati, chi ipotizza presunti attentati alla democrazia in seguito a inchieste della magistratura, non può e non deve rappresentarmi».
DI PIETRO MARGINALIZZATO. Infine, l’affondo: «Ho ancora negli occhi le scritte ingiuriose e le minacce rivolte al Procuratore capo Giancarlo Caselli sui muri di Torino, così come eventi pubblici annullati per timore di blitz violenti. Io non dimentico e soprattutto non solidarizzo con i presunti autori di questi episodi». Come se non bastasse la difficoltà di raggiungere la soglia di sbarramento dell’otto per cento, a Durbiano tocca anche il ruolo di “capro espiatorio” per i dipietristi indispettiti dalla marginalità subita nei lidi arancioni.
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C’è chi candida violenti no Tav e chi candida condannati per concorso esterno in associazione mafiosa. Entrambi dovrebbero vergognarsi, credo che il caso italiano sia più unico che raro. In altri paesi non se ne sarebbe nemmeno parlato di candidare certi elementi. Ma qui da noi ogni partito è immunità, quindi….