«Basta sensazionalismo in stile Horner e pollosauri». Capito Repubblica e Corriere?

Di Redazione
30 Maggio 2012
Intervento su tempi.it di Carlo Soave, docente di Fisiologia vegetale presso la Statale di Milano: «Perchè tanto sensazionalismo? Perchè richiamare Jurassic Park? È il modo giusto di trattare la scienza?».

Nei giorni scorsi Corriere.it e Repubblica.it hanno annunciato che il 29 maggio sarebbe stato presentato a Milano il libro “Come costruire un dinosauro”, dell’americano Jack Horner, considerato uno dei più grandi paleontologi viventi e ispiratore del romanzo di Crichton Jurassic Park. Tempi.it ha chiesto al prof. Carlo Soave, docente ordinario di Fisiologia vegetale presso l’Università degli Studi di Milano, un commento chiarificatore, che riportiamo di seguito.

Apprendiamo dal Corriere della Sera e da Repubblica, che il paleontologo prof. Jack Horner dell’Università del Montana (Usa) si propone di “creare il pollosauro”, cioè letteralmente dalle parole del giornalista «riavvolgere il nastro dell’evoluzione e far nascere un dinosauro da un pollo». Ma di cosa stiamo parlando?! Vogliamo dimostrare che gli uccelli di oggi discendono dai dinosauri? Ottima idea, ma è cosa già ultranota. Vogliamo trasformare un pollo in un piccolo dinosauro? Ma non è certo questo che Horner si propone (e che tra l’altro sarebbe progetto non realizzabile nè oggi, nè domani, anche perchè sostanzialmente inutile).

Si vuole invece fare della buona biologia dello sviluppo? Ben venga. Si tratta cioè di identificare quelle regolazioni geniche che presiedono allo sviluppo di un pollo e come queste regolazioni possono essersi modificate nel corso dell’evoluzione. È un progetto di ricerca che ha molti confratelli nell’ambito della biologia moderna: dalle modificazioni genetiche che sono intercorse nell’evoluzione e domesticazione delle piante (tra l’altro già ben note) a quelle occorse in altri rami evolutivi. E allora: perchè tanto sensazionalismo? Perchè richiamare Jurassic Park? Siamo sicuri che questo modo di trattare la scienza sia il modo giusto? E trattare gli scienziati come stregoni? Non stupiamoci poi se nel pubblico dilaga la diffidenza verso la scienza. Preoccupiamoci invece di come Horner risponde alla domanda se il suo progetto possa essere «pericoloso per l’ambiente o possa suscitare problemi etici».

La risposta è: «Quando si arriva alla domanda su come quella conoscenza verrà utilizzata, sono solo un cittadino come un altro: mi piacciono le domande, non fornire le risposte». Veramente, come cittadino qualche risposta dovrebbe darla, e magari anche come cittadino che, in quanto scienziato, ha più conoscenze in merito dovrebbe sentire proprio il dovere di rispondere. Questa storia degli scienziati irresponsabili non si vorrebbe proprio più sentirla.
Prof. Carlo Soave

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