Basta parole. Imparate a far la spesa

Di Emanuele Boffi
24 Ottobre 2002
Attualmente in Italia per il welfare la spesa è così suddivisa

Attualmente in Italia per il welfare la spesa è così suddivisa: 67,5% per le pensioni, 28,6% per la sanità, 3,9% per l’assistenza. Se paragonassimo il nostro sistema a quello tedesco o francese ci accorgeremmo che in questi ultimi due paesi la spesa per la sanità e l’assistenza è intorno al 58%. La differenza salta subito all’occhio. Che fare? La risposta più scomoda è quella più ovvia: occorre riequilibrare il sistema e ridurre la voce “pensioni” (oggi la spesa pensionistica sfiora il 14% del pil, è la più alta d’Europa). E con il passare degli anni, se non si procede ad una riforma immediata, la situazione non potrà che peggiorare. Un giovane oggi trova occupazione a 26/28 anni, lavora per una trentina d’anni e per il resto va in pensione (fra pochi anni l’attesa di vita sfiorerà i 90 anni). Ciò significa che avrà lavorato 1/3 della sua vita e per 2/3 sarà stato mantenuto. Non toccare le pensioni significa che, per avere un rapporto stabile fra spesa pensionistica e pil, la crescita dovrebbe essere intorno al 2,2% per tutto il prossimo decennio. Vi pare possibile? Così come è irrealistico pensare che sia possibile ridurre la spesa sanitaria. Negli ultimi anni è sempre aumentata (+8,6% nel 2001, +9% nel 2000 secondo la Corte dei Conti). Sempre secondo la Corte dei Conti: «rispetto ad un pil nominale che evolve negli ultimi quattro anni (1998-2001) ad un tasso pari in media al 4,3%, la spesa corrente sanitaria misura una crescita che, nei medesimi anni, si attesta mediamente al 7,4%, ma assume un ritmo più elevato nell’ultimo biennio (+8,8%)». Come ha detto il ministro della Sanità francese, Jean-Francois Mattei, all’indomani della vittoria di Chirac, «È ora di smetterla con “bisogna controllare e contenere”, occorre porre la questione di quale debba essere il livello necessario di spesa sanitaria nel bilancio delle nazioni». Cioè bisogna fissare un livello credibile di spesa e favorire una vera integrazione fra Sistema sanitario nazionale e assistenza privata (gli italiani spendono circa 50mila miliardi per l’assistenza privata, il 2,7% sul Pil e il 32% sulla spesa sanitaria totale, dati 2000).

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